Blonde – Joyce Carol Oates #recensione #blonde

Blonde prende spunto dalla vita di Marilyn Monroe e racconta una sua versione della donna più bella del mondo. Molti dei fatti narrati, quindi, non sono reali e molti di quelli reali sono stati volutamente alterati e amplificati, perché colei che è considerata la DONNA per antonomasia diventi l’archetipo di tutte le donne: delle loro paure, manie, tormenti, illusioni e ambizioni. Norma Jeane Baker è, per molti versi, estremamente moderna per la sua epoca, così da poter ritrovare in lei e nel suo contesto sociale gli stereotipi e le situazioni con cui le donne devono confrontarsi ancora oggi.
È un libro estremamente doloroso, il più doloroso che io abbia mai letto sino ad ora.
Si viene letteralmente trascinati “dentro Marilyn”, all’interno della mente e delle emozioni di Norma Jean e non ci viene risparmiato nulla: le sue insicurezze che sono poi quelle in cui a tutte è capitato di incappare, le sue fragili illusioni, il suo desiderio di essere amata, il suo bisogno di conferme, il volersi riscattare dal ruolo di fragile bambolina/bionda senza cervello/razza di cagna patetica che le viene assegnato dall’universo maschile che la circonda.
Devasta leggere nero su bianco quanto Norma desiderasse essere Norma, una persona di sesso femminile, talentuosa e capace nel suo lavoro, intelligente, rispettata come ogni altra persona e quanto invece il mondo esterno non facesse che ricacciarla nei limiti che le avevano cucito addosso. Devasta perché a chi, in termini diversi e, se vogliamo, minori, certo, non è capitato?
Quante donne hanno vissuto anche solo (e per fortuna) episodi simili? Quanto costa, ogni volta, dover dimostrare il proprio valore, ALDILA’ dell’essere femmina?
Il peggio: il desiderio costante di essere perfetta, di essere brava, buona, compiacente, di essere come mi volete perché è solo così che mi amerete. Un tormento inenarrabile. Un tormento in cui chiunque, è passato almeno una volta.
Vivere per due settimane la mente e la personalità di Marilyn, travolti dalla scrittura sapiente e volutamente dolorosa di Joyce Carol Oates (che non risparmia nulla al lettore: sa come fare male con la narrazione e lo fa), non può non lasciare un segno indelebile di consapevolezza e tristezza, perché scoprire i tormenti interiori, i desideri più profondi e la fragilità umana di un mito come lei non può lasciare indifferenti. Arrivi a “sentirti” Marilyn, a seguire il filo dei suoi ragionamenti lucidamenti folli, ad immedesimarti nelle sue diverse personalità, a immaginare cosa voglia dire essere lacerati tra il bisogno di mostrare sé stessa e le proprie capacità e la fame disperata di amore e approvazione. Vivi la sua inimmaginabile solitudine, le umiliazioni, i trionfi.
Pur alterando il corso degli eventi e inventandone una parte, l’autrice è una profonda conoscitrice della reale biografia dell’attrice, e deve averne amato moltissimo la figura tragica, la donna al di là del mito (titolo anche di una bellissima mostra che ha da poco chiuso i battenti in quel di Torino).
Tutto questo amore e questo dolore arrivano dalle pagine al lettore con bellezza e violenza inaudite, siate preparati: è un’esperienza meravigliosa e terribile, un tormento di incomparabile valore letterario e umano, anche se sarà difficile, per un po’, scrollarsi Mailyn di dosso.
Grazie Joyce Carol Oates e addio, Norma Jeane, che almeno la terra ti sia davvero lieve.

Loretta Briscione

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