“Nel profondo” – Daisy Johnson #DaisyJohnson

Gretel lavora come lessicografa: aggiorna le voci del dizionario, ragionando quotidianamente sul linguaggio, attività che ben si addice alla sua natura riflessiva e solitaria. Ha imparato che non sempre esistono vocaboli precisi per indicare ogni cosa, almeno non nel linguaggio di tutti; ma quando era piccola, e viveva su una chiatta lungo il fiume, lei e sua madre parlavano una lingua soltanto loro, fatta di parole ed espressioni inventate, e allora anche i concetti più astratti trovavano il proprio termine di riferimento, come il Bonak, definizione di tutto quello che più ci fa paura. Adesso sono passati sedici anni, esattamente la metà della vita di Gretel, da quando sua madre l’ha abbandonata, e le parole di quel codice stanno lentamente scolorendo, perdendosi nei fondali della memoria. Ma una telefonata inattesa arriverà a riportarle a galla, insieme ai ricordi di quegli anni selvaggi passati sul canale, dello strano ragazzo che trascorse un mese con loro durante quel fatidico ultimo anno, di quella figura materna adorata e terribile con la quale è arrivato il momento di fare i conti. I personaggi, i luoghi, la memoria, il linguaggio: ogni cosa è fluida e mutevole, come le acque torbide del canale che fanno da ambientazione a questa storia magnetica.

Vi avviso eh, questa recensione più che del libro parlerà delle sensazioni, ho idea che verrà qualcosa di molto, molto confuso. Ma qui non siamo in un circolo letterario elitario con le persone supponenti con i baffoni e la pipa sprofondate in poltrone di pelle umana, no? e quindi vale tutto.

Inizio? Ma sì via, inizio! partendo da tutt’altro. Quali sono i motivi per cui si decide di leggere un libro? La domanda non è banale e la risposta non è per nulla scontata. Anzi, le risposte, ché non è mai uno solo il motivo per cui si sceglie qualcosa – libro o altro che sia. E nel mio caso, perché ho letto questo libro? I motivi sono 3:

1. ho visto da qualche parte la copertina e mi ha attratta (ci sarebbe da aprire un dibattito su come le copertine -e anche i titoli- scelti possano aiutare nel successo di un libro. Immersi come siamo nelle impressioni e suggestioni, soprattutto in questi ultimi anni di dominio imperante dell’immagine, la giusta copertina fa la differenza eccome!)

2. la scrittrice è una giovane scozzese, ed io ho un debole per la Scozia (senza alcun motivo apparente, mi piace e basta)

3. ho letto due righe due della trama, in cui si dice che la protagonista è una lessicografa che da ragazzina parlava con la madre una lingua tutta loro, e le lingue inventate che diventano codici per crearsi un mondo personale sono qualcosa di estremamente affascinante.

Con queste deboli ma per me vincenti motivazioni, me lo sono segnato e poi prenotato in biblioteca. Dopo un giorno di lettura però, mi sono inabissata e l’ho lasciato sul tavolino per una buona settimana a decantare. Perché il libro è vero che parla di Gretel che cerca Sarah, la madre che l’ha abbandonata quando aveva 16 anni e non si è più fatta né vedere né sentire per altrettanto tempo. Ed è anche vero che parla di Marcus, che ha vissuto con loro per un mese lungo due vite, e di Roger e Laura, che hanno una figlia trovata e poi perduta, e di Fiona, che vive in un corpo che prima era di un uomo, e di Charlie, che ha perso la vista e la famiglia. E poi parla anche delle persone che vivono in un universo nascosto, fuori da leggi e da convenzioni usuali, sulle barche che scorrono lungo l’Isis (che non lo sapevo ma altro non è che un tratto del lungo Tamigi), e della creatura spaventosa che li terrorizza, che madre e figlia chiamano il Bonak, che forse esiste o forse è solo la rappresentazione di tutte le paure che ribollono dentro. Però il vero protagonista del libro è il fiume, l’umidità, il pantano, il fango, la pioggia, la melma, la poltiglia, la vergogna, l’imbroglio, la mancanza di aria e l’acqua che riempie i polmoni e si insinua limacciosa in ogni anfratto della vita di tutte queste persone, incastrandole in una palude che le fa ristagnare in attesa di un destino che subiscono. E in tutto questo mi sono trovata inabissata anche io, perché le vicende si intrecciano con fatica all’inizio l’una nell’altra, come un rivolo che piano piano impone la sua presenza e riempie ogni spazio, ogni pertugio. Le connessioni tra le persone sono abbastanza inverosimili ed è difficoltoso uscire dalla sabbie mobili di capitoli che ho capito dopo come leggere, saltando da un io narrante ad un altro e da una linea cronologica ad un’altra.

Quando l’ho ripreso in mano ho fatto un grosso respiro e ho trattenuto il fiato sott’acqua fino alla fine, all’ultima pagina e all’ultimo dolore. Ho chiuso il libro, ho mangiato l’aria con affanno e mi sono lasciata cullare dal lento movimento del fiume, che pigro e indifferente continua a scorrere sopra la vita e la morte. Mi è piaciuto? All’inizio no, poi sì, e alla fine forse.Lo consiglio? Probabilmente, ma solo se sapete nuotare. Ha senso quello che ho scritto? Non credo, se siete arrivati a leggere fino a qui immagino abbiate capito ben poco. Ma tant’è, un tuffo nel profondo non è proprio la migliore esperienza possibile, e se c’è il Bonak acquattato in attesa …

“Durante la notte, il fiume piombò giù da nord, portandosi dietro pesci dai ventri d’argento che si contorcevano tra i liquami, il ponte di una nave sfondata dalle correnti e un groviglio di foglie secche, cadute dove le stagioni non finivano mai e l’inverno era appena arrivato, spruzzi di sale e ciottoli strappati al mare. I Bonak dentro l’acqua erano così tanti che non si riusciva a contarli: spettri di corpi che potevano attaccarsi all’ancora e decidere di restare, tronchi abbastanza grossi da spazzar via la barca, il ladro del canale che sbucava dai cunicoli allagati, esitante.”

Marta Gi

Traduttore: Stefano Tummolini

Editore: Fazi Collana: Le strade

Anno edizione: 2019

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Le energie dell’uomo- I poteri latenti dell’anima -William James,Daniele Palmieri WilliamJames #DanielePalmieri

william james

LE ENERGIE DELL’UOMO
William James
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I POTERI LATENTI DELL’ANIMA
Daniele Palmieri

Questo è un librino di 90 pagine che vi leggete in due ore, se lo centellinate tre.

E’ pensato come una prima metà in cui viene inserita la trascrizione di una conferenza tenuta dallo psicologo americano William James a inizio ‘900, che condensa i risultati ottenuti dalla sua indagine sulle esperienze religiose – culminata nella pubblicazione, nel 1902, di “Le varie forme dell’esperienza religiosa”, a detta di Palmieri “uno dei primi studi psicologici sulla natura delle manifestazioni religiose”, che le analizza “alla luce del loro significato antropologico, riconoscendo in esse dei meccanismi psicologici strettamente legati alle strutture mentali umane”-, individuandone il fulcro nel concetto di “secondo vento”. Il “secondo vento” è quello strato di energie latenti, normalmente nascoste come le acque tranquille e oscure di un lago di grotta (metafora dello stesso Palmieri), a cui ciascun uomo può attingere in determinate circostanze.

Palmieri, nella seconda parte del libro, intitolata “I poteri latenti dell’anima”, indaga un po’ più approfonditamente tali circostanze, appena accennate da James, che si limita a osservare come sia possibile, in circostanze eccezionali, o spinti da un forte Ideale o tramite le pratiche ascetiche come quella dello Yoga, accedere a risorse di infinita energia che erano dormienti al nostro interno, sperimentando un nuovo stadio di potenza e di energizzazione. James dà notevole importanza a questa possibilità insita in ciascuno di poter aumentare la qualità di vita “energizzandola” al massimo, ne addirittura un vero e proprio problema di educazione individuale e nazionale, e l’elemento chiave che differenzia una nazione produttiva e forte, da una che non lo è.

Palmieri si inserisce nel solco e, attingendo a varie fonti, tra cui l’occultismo controverso di Aleister Crowley, con le sue frasi mantra “ fa ciò che vuoi sarà la tua legge” e “Amore è legge, amore sotto la Volontà”, la catarsi transpersonale che permise a Francesco d’Assisi, a seguito di una lunga pratica ascetica in cui la mortificazione del corpo sincretizzava con l’alto Ideale dello Spirito, di avere una com-passione profonda con Cristo, fino al martirio delle stigmate della carne, la psicomachia del Buddha che sotto l’albero di fico concentra la meditazione esercitando la sua volontà contro l’esercito dei “demoni spirituali”, incarnati nel piacere sensuale, nella frustrazione, nella fame, nella sete, e chi più ne ha più ne metta, le pratiche della dottrina ascetica dei monaci dell’Oriente Cristiano denominata Esicasmo, fondata sulla profonda meditazione generata dalla continua ripetizione della preghiera mantrica Christé, Ulé, eléison me tòn amartolòn, la gestione del flusso interiore che ci distrae permettendo al nostro corpo di superare i limiti di stanchezza e fatica attraverso la creazione di una parola, di una formula, ripetuta in sincronia col ritmo del cuore e del respiro, raggiungendo, secondo Evola, uno stadio di estrema concentrazione.

Palmieri prosegue il saggio descrivendo i 7 livelli di energia interna descritti da Colin Wilson in “Supercoscienza”, che passano per il sonno, per la coscienza onirica, per la nausea, per la coscienza ordinaria, fino ad aprire le porte a una “coscienza di una mattina di primavera”, chiave d’accesso per la catarsi in cui le energie interne di contemplazione si fanno “Facoltà X”, fonte di poteri magici ed occulti che sconfinano nel livello finale, quello della coscienza mistica e dell’esperienza trascendente, in cui le pareti dell’individualità si sciolgono per fondersi con una profonda consapevolezza dell’Essere tutto o, per gli junghiani, con l’inconscio collettivo.

In conclusione, il giovane filosofo ci regala la propria personale e vissuta “esperienza di picco”, vissuta durante un’estenuante pedalata di 70 km in mezzo al gelo, al fango, alla pioggia, e alla stanchezza estrema, quando la contingenza della propria soggettività e l’esaurimento della personale volontà, superato il punto di non ritorno, si trasformano nella gigantesca scarica di adrenalina, rinnovante e colma di letizia, di una Volontà transpersonale, di un Io oggettivo, dimentichi delle coordinate ordinarie e diretti verso la piena coscienza e la vibrante felicità di attraversare la Vita per quello che pienamente è, scoprendo la profonda letizia celata al fondo del dolore.

Avrei preferito una trattazione molto più ampia e profonda, è un saggio troppo breve che va raccolto come un granello d’oro, un indizio spirituale per infiammare la volontà alla ricerca di cibo più sostanzioso, di nuovi libri e nuovi percorsi che completino questo inizio, e che spieghino più nel dettaglio le pratiche spirituali ed ascetiche.
Lo stesso Palmieri a breve farà uscire un libro in cui spiega le pratiche meditative occidentali.

Leggetelo se cercate una scintilla, ma siate pronti a rimanere assetati e affamati.

Giulia Casini 7/12/18.