Scerbanenco, di origine ucraina ma di madre italiana, visse a Roma poi a Milano fin dall’infanzia. Figlio di un professore di greco e latino, ucciso in Russia dai rivoluzionari, ebbe una giovinezza difficile. Si adattò a fare qualunque mestiere prima di approdare all’editoria e alla scrittura, fu persino autista nella Croce rossa.
La città di Milano è lo sfondo prediletto di suoi romanzi più famosi, che hanno per protagonista Duca Lamberti, un giovane medico che, radiato dall’Ordine e incarcerato per aver praticato l’eutanasia su una donna malata terminale di cancro, si trasforma in investigatore privato. Il ciclo dei suoi quattro romanzi più famosi inizia nel 1966 con “Venere privata” e prosegue con “Traditori di tutti”, “I ragazzi del massacro” e “I milanesi ammazzano al sabato” che, insieme alla raccolta di racconti “Milano calibro 9”, sono i suoi capolavori.
Con Venere privata siamo nel 1966 e già nel romanzo si parla di eutanasia, un tema non facile.
Scerbanenco era così, ci racconta la figlia Cecilia da me conosciuta in occasione di Bookcity 2016, amava esplorare il mondo di ombre che ci sta sempre di fianco, ci sfiora, un mondo che noi di solito evitiamo, non vogliamo vedere, lui no, lui lo attraversava, lo incontrava. Cecilia ci ha raccontato di come lui abbia sofferto questa vita, facendo i lavori più disparati, sentendosi sempre straniero e andando incontro alle vicende più difficili, incontrando il dolore degli altri con grande sensibilità.
Duca Lamberti, è un rivoluzionario a suo modo, è unico nella scena criminale italiana ed è bello leggere questi romanzi proprio per l’impronta assolutamente originale che li differenzia dalla narrativa americana. Le storie sono dure, i temi sono scottanti: si tratta di prostituzione, droga, alcolismo.
I romanzi prendono il via da fatti realmente accaduti, come in questo caso, il ritrovamento di un rullino con foto compromettenti di alcune ragazze. La scrittura è meravigliosa e le immagini sono molto efficaci.
Duca Lamberti non è un eroe limpido, la legalità non è certo il suo forte, ma conosce profondamente l’animo umano e i suoi grandi limiti e spera, perché “la speranza è un vizio segreto che nessuno riesce a togliersi mai completamente”. Ve ne innamorerete. Daje!
Barbara Facciotto