Bird Box – Josh Malerman #Netflix #BirdBox #JoshMalerman #Piemme

Traduttore: S. Bortolussi

Editore: Piemme

Anno edizione: 2019

Romanzo un po’ thriller, un po’ horror e un minimo gore, con ambientazione post apocalittica, dal quale hanno tratto un film con Sandra Bullock per Netflix. Opera prima dell’autore, scritta nel 2014, rimane sulla falsa riga del più noto (e ben fatto) film A quiet place, laddove feroci e imbattibili creature attaccano la terra e distruggono il mondo come lo conosciamo: sono cieche ma hanno un udito formidabile, e qualunque suono, anche minimo, le mette sulle tracce della preda. La logica narrativa in Bird Box invece è spostata sugli occhi umani, le creature che eliminano la nostra civiltà non sono violente, nè oscuri predatori: sono semplicemente così orribili, così orrendamente folli e incomprensibili che basta intravederle un attimo, qualche secondo, perchè la mente umana impazzisca del tutto. Il mondo finisce perchè la razza umana si autoestingue in un delirio di suicidi e pazzi omicidi rabbiosi, mentre i pochi sopravvissuti imparano a resistere imponendosi di vivere con gli occhi bendati. Per chi vede, arrivano insanità mentale e morte. Chi è cieco, o si autoesclude in un mondo al buio, ha qualche possibilità.

Malorie, la protagonista, una ragazza piuttosto giovane, è incinta in un’America pre-distopia, e partorisce nove mesi dopo in un mondo dominato da un potere oscuro e invisibile, follia, natura selvaggia che si riprende il pianeta e paranoie umane varie. La sua storia è raccontata attraverso una serie di flashback, alternati alle vicende del presente, in cui si deve intraprendere un viaggio verso una labile speranza di futuro se non salvezza.

E’ un libro che mi è piaciuto, direi ben fatto, per certi versi disturbante, che si legge molto in fretta perchè la tensione è sempre al giusto grado: le cose positive sono il richiamo a Lovecraft, il tema sempre intrigante del survival horror, un certo sviluppo psicologico, soprattutto della protagonista, mentre il resto dei comprimari è tratteggiato piuttosto rozzamente. Malorie è una che sopravvive, ma non senza dolore, ansie, dubbi; non è una super eroina esperta di arti marziali, è solo una ragazza normale che deve allevare due bambini in un mondo ostile, senza aiuto esterno, esperienza o consigli. Non dà nome ai bambini nel tentativo di evitare di essere troppo coinvolta come madre perchè sa che per farli sopravvivere deve essere prima di tutto guardiana, tutrice, sorvegliante.

La compensazione fisiologica dei sensi ha una parte fondamentale in tutto il narrato, che è claustrofobico e inquietante: tutto si svolge al buio, o in stanze chiuse con porte e finestre sigillate, l’orecchio teso al minimo rumore. Nello stesso modo i momenti in cui si deve uscire, bendati, in un mondo ostile che si deve affrontare alla cieca, sono ugualmente angoscianti.

Quindi l’idea di partenza c’è, e anche lo svolgimento è tutto sommato più che sufficiente; non c’è il respiro del grande romanzo, e anche se lo stile è intenso, manca la scrittura del Maestro, manca la capacità di raccontare e forse spaventare davvero, con le parole. Però ha un buon ritmo, è coinvolgente, è importante nel messaggio che nel bisogno di stare insieme e proteggersi a vicenda rimane la vera forza dell’essere umano, sempre e comunque.

Il vero problema di fondo, COMUNQUE, è che MUORE IL CANE. Teniamo presente che il CANE MUORE. Può essere accettabile ciò? no dico. Caro il mio Malerman papocchione, ripeti con me, IL CANE NON DEVE MORIRE OGGI, IL CANE NON DEVE MORIRE DOMANI, IL CANE ARRIVANO ZOMBIE, VAMPIRI, MANNARI, JEEG ROBOTI, GODZILLI E FESTIVAL DI SANREMO, IL CANE HADDASALVARSI, IL CANE NON MUORE, MAI.
Le basi proprio, zio porcaccione.

Lorenza Inquisition

 

Addio mia amata – Raymond Chandler #RaymondChandler #Marlowe

Traduttore: G. Trevisani
Collana: Universale economica

“L’odore della salvia giunse da un canyon e mi fece pensare ad un uomo morto e a una notte senza luna.”

So che può sembrare puerile, ma ho scelto questo libro perché mi ha intrigato molto la ricerca di un titolo citato in un film e ho faticato non poco a trovarlo, dato che ciò in cui mi sono imbattuta, era riferito ad opere già lette. Così non mi è restato che approdare a Chandler, di cui non avevo mai letto niente e di cui conosco solo le trasposizioni cinematografiche interpretate da Robert Mitchum, che, a dirla tutta, mi è risultato sempre molto antipatico (e quei film li ho considerati sempre moooolto noiosi).
Michael Caine all’inizio del film “Carter”(1971), mentre viaggia sul treno,” legge proprio “Addio mia amata” di Chandler, poi trasposto al cinema nel film “Marlowe, il poliziotto privato”(1975) con Robert Mitchum. Raymond Chandler, assieme al quasi contemporaneo ma precedente Dashiell Hammett, è uno dei principali autori americani della letteratura hardboiled.
Che dire? Mi ha colpito tanto questa prosa paratattica, alternata a descrizioni dettagliate, in cui qua e là affiorano paragoni e metafore di sapore prettamente statunitense, frasi brevi, lessico retrò ma personaggi estremamente ben caratterizzati. Marlowe racconta in prima persona una concatenazione di eventi in cui, suo malgrado, si trova coinvolto e in cui vuole immergersi per trovare il bandolo di una matassa che lo incuriosisce. La trama si aggroviglia e la narrazione procede quasi motu proprio in una serie di episodi che il protagonista descrive con un efficace tono di straniamento, conferendo all’insieme un’impronta quasi surreale. Non manca la vena umoristica, di un umorismo crudo, che a tratti diventa sarcasmo, in cui ci ho ritrovato un po’ di Lansdale.
Per il resto, forse in coincidenza al periodo in cui il testo è stato scritto, i toni sono altamente discriminatori (i neri sono negri, o scarafaggi; gli indiani puzzano e le donne… bè, meglio non riferire troppo!).

“Il pranzo da ottantacinque cents aveva il sapore di un sacco postale in ritardo e mi fu servito da un cameriere il quale aveva l’aria di essere disposto a tramortirmi per venticinque cents, tagliarmi la gola per mezzo dollaro e gettarmi in mare, chiuso in un tubo di cemento, per un dollaro e mezzo, più le tasse sull’entrata e il servizio.”

Silvia Loi

Meno male che ci sei, Marlowe, in questo mondo pieno di Supereroi. (lettore Amazon)