Mah. Che dire. Sellerio pubblica una raccolta di cinque racconti, non inediti, qui raggruppati per completezza, con protagonista il noto commissario anzi vicequestore, durante la sua vita romana, qualche mese prima del trasferimento ad Aosta. E’ un’opera un po’ debole, immagino pubblicata per sfruttare l’onda di richiamo della serie televisiva. Il racconto è una nobile arte di scrittura, non alla portata di tutti, e qui è dolorosamente evidente. Soprattutto, nel tempo dilatato del romanzo può esserci spazio per qualche errore di caratterizzazione, per qualche personaggio caricatura di troppo, per qualche caduta di trama e stile; ma nelle poche pagine di un racconto, questi peccati veniali vanno implacabilmente a pesare come macigni sul risultato finale. Se siete proprio completisti malati virali di Schiavone, potete leggerli, non sono del tutto inconclusivi, a parte l’ultimo dei cinque che è di una bruttezza imbarazzante. Si cerca anche di trattare temi non banali, la povertà, la solitudine, l’apatia di un disagio sociale sempre più dilagante; però dialoghi e situazioni sono ripetitivi, e il personaggio principale una macchietta buttata su carta per commissione. Ha scritto molto di meglio Manzini, lo sappiamo, quindi passiamo oltre senza rimorso. Forse solo un po’ di tristezza per dieci euro buttati, toh.
Lorenza Inquisition