Autostop con Buddha – Will Ferguson #WillFerguson #Giappone #Feltrinelli

Nei primi anni Novanta Will Ferguson, canadese, aderì al Japan Exchange and Teaching Programme, un’iniziativa del governo giapponese per favorire l’insegnamento della lingua inglese nel proprio paese da parte di docenti madrelingua. Poco prima di fare ritorno in patria Ferguson decise di cimentarsi in un’impresa mai tentata prima: percorrere il Giappone da sud a nord in autostop all’inseguimento del fronte dei fiori di ciliegio.

Autostop con Buddha, pubblicato nel 1998, rappresenta il resoconto brillante, ironico e appassionato di quel viaggio, condotto su itinerari alternativi rispetto a quelli “ufficiali” e caratterizzato dalla ricerca di risposte ultime sull’autentica natura del Giappone. Questo libro di viaggio mi ha fatto compagnia per quasi tre mesi e mi ha deliziato con aneddoti divertenti, piccoli momenti di divulgazione filosofica e storica, riflessioni personali dell’autore. Una collezione di incontri e considerazioni nel corso del suo viaggio da sud al nord del Giappone; oltre a conoscere piccole realtà fuori dal circuito turistico che potrebbero essere considerate per un ipotetico viaggio in terra nipponica.

Consigliato.

Saturnine Puissant

Traduttore: Claudio Silipigni Editore: Feltrinelli Collana: Universale economica

Descrizione

Viaggio in autostop attraverso il Giappone, seguendo il flusso, da sud verso nord, della fioritura del ciliegio, oggetto di culto nazionale. Il viaggiatore è un profondo conoscitore di questa terra, ci ha vissuto parecchi anni e parla un po’ la lingua. Lo spunto narrativo principale è offerto dai personaggi incontrati facendo l’autostop, una carrellata che va dal professore universitario nazionalista allo studente fricchettone, all’ingegnere della Mitsubishi in vacanza. Divertenti le note sulle diversità linguistiche che, oltre a dire molto sulla cultura nipponica, si prestano anche a equivoci e gag esilaranti. Interessanti le analisi sui modi di interagire dei giapponesi e sul loro culto per i rapporti gerarchici.

Un sacchetto di biglie – Joseph Joffo #BUR #RizzoliLizard #JosephJoffo

Nella primavera del 1941 Joseph è un monello di Parigi, che vive solo per giocare a biglie e scapicollarsi per le strade con suo fratello Maurice finita la scuola. Odia i compiti, e ama i racconti serali del padre, barbiere, emigrato in Francia da piccolo, che narra gli epici viaggi del nonno, in fuga dopo un pogrom dei soldati dello zar nel suo villaggio vicino a Odessa.

Qualche mese dopo, la mamma deve cucire sulla giacca di Joseph una stella gialla di stoffa, e una sera suo padre prende da parte i due fratelli e li informa che all’alba dovranno partire, loro due soli, per scappare verso la zona franca. I genitori pensano, non a torto, che due ragazzini svegli abbiano più possibilità di scivolare indenni tra le maglie della rete nazista di una intera famiglia in gruppo. Inizia quindi un viaggio avventuroso e terribile, in cui i due fratelli usando parlantina svelta e aggrappandosi a qualsiasi appiglio la fortuna riservi loro, attraversano il pittoresco paesaggio della Francia rurale per arrivare sulla Costa Azzurra, dove li aspettano i fratelli maggiori. Il loro viaggio è pieno di imprevisti e contrattempi, ma i due ragazzi non si perdono d’animo, anche nei momenti di peggior tensione e paura.

Joseph Joffo a quarant’anni, con una carriera ben avviata di parrucchiere, una famiglia, tre figli, sente la necessità di mettersi a scrivere le proprie memorie, il racconto di quel viaggio fatto trent’anni prima, della sua famiglia ebrea destinata a perdersi e ritrovarsi per tutta la durata della guerra, sempre in fuga, sempre un passo avanti ai nazisti grazie al padre, che morirà ad Auschwitz, sfuggito ai pogrom russi e quindi consapevole che la Storia si ripete inesorabile per il popolo ebreo.

E’ un libro molto bello e delicato, sorprendentemente ben scritto: la letteratura sull’Olocausto è vasta e sempre meritevole di lettura, perchè testimonia; in questo caso comunque lo scrittore è in stato di grazia. Nessuno -ovviamente- ha mai pronunciato le parole “Sto leggendo un romanzo sull’Olocausto ed è veramente avvincente” eppure il racconto fresco e lieve di questo giovanissimo riesce a far dimenticare un poco gli orrori della realtà della guerra nazista, innanzitutto perchè Joseph racconta senza quasi mai perdere il proprio sguardo innocente e curioso, e poi perchè la storia si concentra volutamente sul coraggio di chi ha voluto aiutare i fuggiaschi, o comunque non ha voluto essere complice dello sterminio. Le parole ci veicolano la crescita di Joseph, che passa del giro di pochi mesi dall’infanzia alla maturità, da monello a ragazzo che lavora, e impara a pensare da adulto su come rispondere a un ufficiale tedesco che fa domande scomode. Dopo settimane di vita in clandestinità, comincia a vedere quello che accade intorno a lui, e che all’inizio sfuggiva ai suoi occhi innocenti di bambino: le persone che non riescono a farcela, la fortuna che in modo indiscriminato aiuta la sua famiglia lasciando indietro altri, l’ingiustizia di un odio razziale assurdo. Si disinteressa della scuola e inventa lavori e traffici per il mercato nero con il fratello per aiutare la famiglia finanziariamente con i suoi affarucci, e una mattina si scopre cresciuto, senza più attrazione per le biglie o le marachelle: tecnicamente è ancora un bambino, ma la guerra gli ha portato via la sua infanzia. Eppure, cresce senza ricambiare il sentimento di odio per chi lo ha condannato a questa vita, non perde la propria umanità nè soccombe alla vendetta, odierno Tom Sawyer che conserva il solo struggente desiderio di poter tornare a casa e vivere con la propria famiglia.

Molto consigliato, e consigliatissima anche la graphic novel, fedelissima al romanzo, che ha disegni e colori impeccabili e delicatissimi, edita da Rizzoli Lizard, curata da Kris Bailly e illustrata da Vincent Bailly. Se avete ragazzini in famiglia, fategli leggere la storia di Jo.

Traduttore: Giovanni Zucca
Editore: Rizzoli Lizard
Collana: Varia

Lorenza Inquisition