Editore: Tropea Collana: I mirti
“Sapevo che avrei dovuto sentire la storia alitarmi sul collo mentre sprofondavo nelle viscere dell’edificio…”
In un campus universitario, un premio nobel per la fisica e i suoi assistenti testano un nuovo esperimento, qualcosa di mai tentato prima che potrebbe aprire nuove frontiere della scienza. Qualcosa, però, non va come dovrebbe, un’anomalia, un risultato bizzarro, e tutto cambia, quello che doveva essere non è. È qualcosa di diverso e forse, anche più clamoroso di ciò che si aspettavano. E un giovane professore, di un reparto umanistico, scopre che la sua donna ama più il suo lavoro di lui. Letteralmente: lei è una fisica, e si è innamorata di quella specie di vuoto generato per sbaglio in laboratorio.
È in questo contesto di super menti che Lethem ambienta il suo terzo romanzo: un uomo, la sua donna e una serie di personaggi secondari costruiscono la trama di una storia che si focalizza sui sentimenti ossessivi e su elucubrazioni fisiche-sociologiche.
“Ero in orbita intorno ad Alice, una particella effervescente che ruotava intorno a lei.”
E’ un buon romanzo, piacevole, una storia d’amore molto tenera, fino a quando sonda le questioni sentimentali che si formano all’interno della storia. La genialità di Lethem non è certo una novità, ma forse qui non è in piena espressione. C’è qualche picco, ma la cronaca del lento abbandono è sciapa, la satira dell’ambiente universitario è pacifica, e il tutto è accompagnato da riflessioni più cervellotiche che penetranti.
Uscendo poi dal contesto dei rapporti tra esseri umani la storia diventa farraginosa, e non si ha un’idea chiara di dove voglia andare a parare.
” La coscienza crea la realtà. Solo quando c’è una mente che considera un mondo esiste un mondo.”
Il finale in tema fantascienza rivitalizza un po’ il tutto, chiudendo con un colpo di scena inaspettato.
“Non sono sicuro di esistere davvero se non sono sotto la tua osservazione”
Daniele Bartolucci