La mia Antonia – Willa Cather
Willa Cather, scrittrice culto americana, vinse il Pulitzer nel ’23 e fu d’ispirazione per scrittori come Faulkner, Hemingway, Fitzgerald e Capote (che la considerava la sua scrittrice preferita).
Nei suoi libri descrive meravigliosamente le comunità di pionieri che con fatica e sacrificio cercano di rendere la terra coltivabile fra inverni gelidi e estati afose, passando attraverso disgrazie, malattie, matrimoni, lavoro, abbandoni, lutti, partenze. La vita, insomma.
La prima volta che sentii parlare di Antonia fu durante quel mio lungo, interminabile viaggio attraverso le Grandi Pianure.
Protagonista del romanzo è Antonia, ragazzina di pelle bruna, ricci selvaggi, appena arrivata dalla Boemia. Si istalla con la sua famiglia in Nebraska per coltivare la terra e cercare di uscire dalla condizione miserevole in cui si trovano. Terra che inizialmente è davvero poco generosa.
Antonia è curiosa e intelligente, impara in fretta la lingua e vorrebbe tanto andare a scuola, ma le sue braccia servono per il lavoro nella fattoria. Conosce Jim, nipote di altri agricoltori, molto più benestanti, che aiutano la sua famiglia. I due ragazzini diventano inseparabili e trascorrono i giorni fra i campi dorati di granoturco, ma il destino segna gravemente la famiglia di Antonia, i due amici sono costretti a separarsi; ma nella mente e nel cuore di Jim rimarrà sempre vivo il ricordo e l’affetto profondo per quella ragazza tenace e intelligente.
Attraverso il racconto di Jim, diventato uomo, si scoprono le vicissitudini di Antonia, che passa dalla povertà al fallimento amoroso, ma caparbiamente, nonostante molti ostacoli, persegue la felicità con la passione tipica dello spirito dei pionieri.
Nel libro è fortissimo il sentimento che lega le persone al luogo in cui vivono facendole diventare qualcosa di inscindibile con la terra.
“Dappertutto, a perdita d’occhio, null’altro che erba, irta, dura, rossa, alta quanto me.”
Raffaella Giatti