“Il cuore mi scoppiava nel petto, mettevo la testa sotto il cuscino e pensavo: non sono niente, non riesco più a essere niente e sto male, ma ogni volta che provo a essere qualcosa, ogni volta che sono qualcosa, che interpreto una parte, scelgo un ruolo, mi concentro nel recitarlo al meglio, anzi, incarnarlo, mi sembra di morire.”
Diario dal precipizio: letteratura self help in un libro di sconcertante onestà.
Centoventi pagine nelle quali l’autrice racconta la sua depressione, gli attacchi di panico e le paure che l’hanno portata a ritrovarsi con un corda in mano pronta da avvolgere intorno al collo.
Un racconto lucido e forte, perfino severo, senza nessuna pretesa di suscitare commozione o comprensione. Inflessibile nel raccontarsi e nell’esporsi senza remore, onesta anche negli aspetti più intimi, come quelli che ancora per alcuni rappresentano un tabù, come le difficoltà nell’accettare un nuovo estraneo nella propria vita anche se quell’estraneo è tuo figlio neonato.
“La mia esperienza è stata questa, è questa.”
L’intento dichiarato dell’autrice è quello di condividere, di dare la possibilità a chi può riconoscersi nelle sue parole di comprendere come le parole appunto, il dire possano essere strumento per creare piccoli varchi, appigli.
“Raccontare la forma di quella gabbia e i tormenti che ci procura, descriverla a qualcuno con le parole migliori e più accurate che riusciamo a trovare, ma anche soltanto quelle che ci vengono o che arrivano per prime, può essere un modo di cominciare a smontarla.”
Una donna coraggiosa che ha conosciuto ogni paura e che parla senza remore di una condizione purtroppo diffusissima.
La paura, le paure, mangiano l’anima ed è meglio occuparsene prima che venga digerita e di noi non resti più nulla. È sulla paura che si edificano muri di ogni tipo. Ci vorrebbe molta più conoscenza dell’argomento e anche molta più capacità di ascolto e reazione da parte del sistema sanitario e scolastico – insomma un’attenzione politica” nei confronti della malattia mentale, che è “ancora considerata qualcosa di vergognoso”
Anna Massimino
RISVOLTO