Nella vita quotidiana abbiamo tutti bisogno di cose.
Ero piccolo ma già sapevo che riempirsi di cose è un modo che usiamo per sentirci il più lontano possibile dal nulla.
Per questo le case si riempiono di elettrodomestici e di lampadari dalle forme più strane da cambiare il più possibile insieme ai divani e alle poltrone e a tutto il resto.
Bisogna smuovere tutto, cambiare tappezzeria.Perché la morte è quando tutto resta fermo.
Fermo.
La vita oscena è la storia di un ragazzino che perde i genitori a distanza di qualche mese, e si abbandona a un percorso estremo di droga, sesso e solitudine. È la sua storia. «Sono 20 anni che penso a come raccontarla. E poi, all’improvviso, ho messo insieme tutto in un mese e mezzo». Quarantacinque giorni per il libro di una vita. Serena Danna, il Sole 24 Ore
La vita oscena Aldo Nove
Innanzitutto, l’articolo determinativo.
Si, perché i comportamenti delle persone cambiano, ma il dolore è universale.
A volte si rinasce. A volte, no.
Autobiografico.
Non si può non prenderlo sul serio: se perdi i genitori quando hai quindici anni, forse riesci a rinascere. Ma devi sopravvivere al nulla che il mondo ti rappresenta da quel momento. Lui lo ha fatto drogandosi e scopando, e non solo con donne.
No, non è volgare, anche se le descrizioni dei rapporti sono dirette .
E poi ci sono le sue emozioni, il voler vivere in un mondo fatto di pure emozioni.
Eliminare i pensieri, e vivere in un eterno godimento dell’attimo.
E poi, forse, rinasci .
Ti laurei e inizi a scrivere.
Non è narrativa, è poesia. E’ amore per la vita.
Nonostante tutto. Nonostante il dolore.
“Mi interessava la poesia.
Perché potevo leggerla per una pagina e chiudere il libro senza dovermi chiedere come sarebbe andata a finire. Perché era a frammenti, come la mia vita. Perché sapeva raccontarmela in modo aspro, senza la compassione che si dà a chi non sta bene. Aprendone squarci improvvisi.
Perché cercava la verità e non il successo.
Perché la vera poesia è crudele… Perché la vera poesia fa male.”
Egle Spanò