Victor Hugo – Les Miserables #socialismo #VictorHugo

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…Quegli uomini lasciavano ai partiti politici la questione del diritto: essi s’occupavano del problema della felicità. Il benessere degli uomini: ecco quel che volevano dalla società. Essi elevavano le questioni materiali, dell’agricoltura, dell’industria e del commercio, quasi alla dignità di una religione. Nella civiltà così come è fatta, un poco da Dio e molto dall’uomo, gli interessi si combinano, si aggregano e s’amalgamano in modo da formare una vera roccia dura, una legge dinamica pazientemente studiata dagli economisti, geologi della politica. Questi uomini, che si raggruppavano sotto diversi appellativi, ma possono tutti venire indicati sotto il titolo generico di SOCIALISTI, cercavano di forare quella roccia e di farne scaturire le vive acque della felicità umana. Dal problema del patibolo a quello della guerra, le loro trattazioni abbracciavano tutto; al diritto dell’uomo, proclamato dalla rivoluzione francese, essi aggiungevano il diritto della DONNA e del FANCIULLO. Tutti i problemi che i SOCIALISTI si proponevano possono essere risolti, scartando le visioni cosmogoniche, la fantasticheria e il misticismo, a due principali:
PRIMO : PRODURRE LA RICCHEZZA
SECONDO: RIPARTIRLA. Per buona distribuzione si deve intendere non già la distribuzione uguale, ma equa. La prima uguaglianza è l’equità. Da queste due cose combinate, potenza pubblica all’esterno e felicità individuale all’interno, risulta la prosperità sociale, la quale significa l’uomo felice, il cittadino libero e la nazione grande.”

Victor Hugo, Les Miserables, 1862

La vita davanti a sè, Romain Gary

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“La gente tiene alla vita più che a tutto il resto, è anche buffo se si pensa a tutte le belle cose che ci sono al mondo”

Mi è piaciuto questo libro. Mi hanno solo spiazzato un po’ le recensioni di due amiche che lo descrivevano come una cosa dolce, mentre io l’ho trovato amarissimo, quindi sono partita bella bella pensando di tirarmi su dopo il Re e mi sono inabissata di nuovo. Ma è solo una questione di tempistica mia, lo consiglio assolutamente.

E’ la storia di un bambino vecchio dentro, Mohamed detto Momò, che viene allevato negli anni 70 nella banlieu parigina da Madame Rosa, una vecchia ebrea tenutaria a pensione di vari bambini di prostitute, che per legge non potevano ai tempi allevare in casa i propri figli. Momò è il più longevo dei pensionanti, il più sveglio, e il più duro: cresce con Madame Rosa come figura materna, e nel quartiere ha come famiglia di riferimento vari personaggi di diverse etnie: un vecchio signore arabo che lo istruisce come può sul Corano e su Victor Hugo, sciamani di tribù senegalesi, un pappone nigeriano che lo educa su come avere potere nel mestiere, e Miss Lola, un travestito dal cuore d’oro che non ha paura di nulla.

Momò non va a scuola perchè non ha i documenti in regola, ma non gli importa: decide prestissimo cosa fare della sua vita, lasciato tutto il giorno solo ad accudire i bambini più piccoli mentre Madame Rosa si imbottisce di tranquillanti, e ce lo comunica parlandoci con determinazione. Ci spiega che le uniche cose che val la pena di diventare sono il prossineta o il poliziotto, forse meglio il poliziotto perchè è più potente. Guarda con disprezzo gli altri bambini che cominciano prestissimo a drogarsi, e ha simpatia per le prostitute, soffrono tanto dice, bisogna capirle. Ama questa sua strana vecchia madre adottiva, terrorizzata dal ricordo della deportazione ad Auschwitz, paranoica, vanitosa e sola.

Il nostro giovane amico naviga attraverso la vita con spavalderia, qualche volta piangendo ma sempre da solo per non farsi vedere, curioso dei mondi altrui e delle vite di chi non è del suo quartiere. Cerca in una ragazza carina che vede per strada una possibile madre, ora che Madame Rosa sta invecchiando, cerca da solo di trovare un senso alle ingiustizie e alle povertà. Riflette a voce alta, parla, ride poco.

Come spesso succede agli altri bambini di questa anomala pensione, un giorno il suo assegno di mantenimento cessa di arrivare; in questi casi di solito Madame Rosa cerca di affidare il bambino a qualche famiglia, non potendo mantenerli tutti senza entrate. Ma per Momò fa un’eccezione, e lo tiene con sè, confidente, amico, figlio.

Non anticiperò il finale, molto amaro.

E’ un libro crudo, schietto, brutale. E’ come la vita di questo bambino, che la vede con gli occhi di un nato già vecchio. Eppure è ancora bambino per tante cose, e questo rende il racconto umanissimo.

Un romanzo sull’emozione di crescere, vivere e anche morire.

Consigliato.

Lorenza Inquisition