Julia – Giancarlo Berardi @barbarafacciott #GiancarloBerardi #Julia

Quando ero ragazzina mi rifugiavo con la mia amica del cuore nella cantina di Paolo, Peaval il giornalaio “di qua dal fiume” a leggere i fumetti che collezionava e che legava a pacchi con lo spago. A dire il vero non so se si sia mai accorto della nostra presenza, forse sì… era buono Peaval, e silenzioso.
Noi ci chiudevamo dentro, spacchettavamo tutto con cura, leggevamo per ore e poi rimettevamo tutto a posto, perché eravamo brave bambine. Ci sedevamo vicino alla sua Moto Negrini (sottomarca della Morini?) che poi mi avrebbe accompagnata negli anni dell’università in tante scorribande. Acquistata all’astronomica cifra di cinquantamila lire, la usai per anni a Bologna alla fine degli anni 80. Puzzava da matti e faceva un rumore incredibile. Quante risate! Tornando all’infanzia e alla adolescenza, i soldi erano pochi, in biblioteca non c’erano tanti fumetti e soprattutto non c’erano nè Intrepido, nè Il monello e quelle pubblicazioni lì… cheap e poco chic. Nel caldo romagnolo di quella cantina, l’odore dell’olio del motore si mescolava a quello dei fumetti, alla paura di essere scoperte, a quel che di selvatico che accompagnava le nostre avventure. È stato bello vivere nelle strade di paese, nei cortili e nelle cantine.
Così come è bello, ora, trovare le raccolte di fumetti, sdoganati oramai da anni, ed entrati ormai da anni a pieno diritto anche nelle biblioteche pubbliche. Vivaddio. Perciò come una bimba ieri sono entrata nella magnifica biblioteca del mio paese, ho accarezzato con garbo le pubblicazioni più recenti e mi sono portata via con grandiosa soddisfazione questa Julia. Che splendore! In un’ora ho divorato tutto, in mezz’ora ho cotto i muffin, e oggi sono già finiti.

Barbara Facciotto foto Julia

Julia – Le avventure di una criminologa è una serie a fumetti scritta da Giancarlo Berardi ed edita dalla Sergio Bonelli Editore dal 1998. Qua per cominciare un bel link che vi spiega tutto.

Pubblicità

Marghine – Paolo Pinna Parpaglia @nellogiovane69 #marghine

 – La racconta anche a me la storia di Sisinnio Deidda? – Morto è.

– Anche Luciano, suo marito, è morto.

– A luciano l’hanno morto.

Editore: Edizioni La Zattera
Anno edizione: 2016

 

Ci sono ricascato. Se non altro per il precedente Verità processuale – romanzo d’esordio di Pinna Parpaglia – avevo un alibi: mi era stato caldamente consigliato da un amico, non potevo sottrarmi. Stavolta invece sono io che l’ho voluto. Che me la sono andata a cercare. Quindi, niente scuse, nessun alibi. Torno a ribadire: cerco, per quanto possibile, di tenermi lontano da gialli, thriller, legal thriller eccetera. Perché li trovo fondamentalmente ricattatori, frutto di un algoritmo narrativo da cui preferisco non farmi intrappolare. Un algoritmo prevedibile nella sua determinazione all’imprevedibilità, quindi nella maggior parte dei casi frustrante proprio per come definisce i confini del leggere come avventura. Ovvio che quando poi inizio a leggerne uno, rimango invischiato, soggiogato, rapito. Certo: quando e se sono ben scritti. E Paolo Pinna Parpaglia è uno che scrive bene, sul filo di un’ironia assieme umana e spietata, con le radici affondate nel retaggio popolare sardo e la capacità di mestare nel torbido della memoria rispettandone la tenerezza, l’insidiosa vulnerabilità. Quello che sembra un filo narrativo diventano due, poi tre. Il presente si innesta nel passato, diventa affresco lucido e distorto. I personaggi (in parte – la carnale protagonista, l’evasivo Quirico – ripescati da Verità processuale) mantengono quell’aria vagamente macchiettistica che di colpo sa diventare cruda e persino crudele. Le trecentosessanta pagine scorrono agili, col particolare che le ultime cento si leggono in apnea. Per tutto ciò, non manca nulla. Proprio nulla. Conclusioni: dopo il primo romanzo di Pinna Parpaglia pensavo che fosse già tranquillamente al livello dei Vichi e dei Malvaldi. Questo Marghine testimonia una crescita sensibile. Traete voi le conclusioni.

Stefano Solventi