“Fucking hell. I’m going to be found dead in a shitty hotel room in Montclair, New Jersey.”
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Quanti di voi si ricordano di Richard Marx?
Quanti di voi si ricordano con piacere di Richard Marx? ahah!
Il cantautore americano di fine anni ’80 è stato vagamente famoso anche in Italia e più di un suo singolo all’epoca passava per radio o alla tv (per chi si ricorda di VideoMusic o di SuperClassificaShow con Maurizio Seymandi, che tempi).
Richard Marx è, da sempre, uno dei miei cantanti preferiti: è la classica voce che potrebbe cantare le Pagine Gialle e godrei nel sentirle.
Questa è la sua autobiografia, uscita lo scorso anno, ed è una delle più interessanti autobiografie musicali che abbia mai letto: non dal punto di vista sex, drugs & rock’n’roll ma da un punto di vista più centrato sulla vita artistica, ricco di aneddoti interessanti e di racconti sulla genesi di canzoni e dischi.
A soli 18 anni si trasferisce a Los Angeles e, grazie a un contatto con Lionel Richie, inizia subito a farsi notare e essere molto richiesto come backing vocalist, grazie alla sua formidabile estensione vocale. Nel giro di un anno inizia anche a scrivere canzoni di successo per altri artisti ma lui non riuscirà a ottenere un contratto personale almeno fino ai 24 anni, quando riuscirà a pubblicare il suo debutto solista.
Ora che di dischi non ne vende più nessuno, figuriamoci un quasi sessantenne fuori dai grandissimi giri, e potrebbe dedicarsi a una meritata pensione, invece continua a fare dischi per i fan più appassionati e scrivere hit per altri.
E fare concerti… già acquistato il mio biglietto per l’8 ottobre al Blue Note di Milano
Massimo Arena