Il romanzo tratteggia, con finezza, sensibilità e suggestione, diversi aspetti della vita, della personalità e del complesso entourage familiare di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, osservati da due punti di vista, alternati a livello narrativo e distanti sul piano temporale, ma essenzialmente speculari e simmetrici: quello infantile di un’estate nella grande villa di Santa Margherita di Belice e quello conclusivo delle ultime settimane di vita in una clinica romana.
Simona Lo Iacono ci racconta, a capitoli alternati, l’infanzia e gli ultimi giorni del principe Giuseppe Tomasi di Lampedusa, e lo fa coinvolgendo totalmente il lettore. Sono stata catapultata nella Sicilia del secolo scorso e l’ho vista attraverso gli occhi del giovanissimo futuro scrittore. Ho ascoltato dalla sua voce di adulto i racconti della giovinezza, dell’Italia nelle due guerre, e nel mentre e nel dopo. Ho amato tanto Giuseppe e il suo compagno di giochi, il piccolo servo Antonno, fedele al suo “principuzzu” come l’albatro al capitano della sua nave. Tomasi di Lampedusa adulto, invece, è una voce colta e dolcissima. E, amando follemente il suo Gattopardo, non riesco ad immaginarlo diverso da Don Fabrizio, quindi da quel principe di Salina che avrà per sempre il volto di Burt Lancaster.
«L’albatro è insieme autobiografia romanzata, educazione sentimentale, affresco del mondo dell’aristocrazia siciliana ormai al tramonto, rievocazione magica e poeticissima dell’infanzia, storia della genesi di un capolavoro e celebrazione del potere della parola, indispensabile a “esistere, ancora prima che a rivelare”» – Marzia Fontana, La Lettura
Loretta Briscione
Editore: Neri Pozza Collana: I narratori delle tavole Anno edizione: 2019