«Eshkol Nevo è una voce fondamentale della giovane narrativa israeliana, forse il più vicino a David Grossman per la capacità di raccontare il rapporto sottile che esiste tra le vite individuali e la storia collettiva».
Nouvel Observateur
«Ognuno potrebbe scrivere su un bigliettino dove sogna di trovarsi fra quattro anni. Dal punto di vista personale, professionale. Da tutti i punti di vista. E ai prossimi Mondiali apriremo i biglietti e vedremo cos’è successo nel frattempo».
Quattro giovani amici, il meglio della vita davanti a loro, tre desideri ciascuno. Magari la ragazza ideale, la speranza di un mondo più giusto. O una passione che diventi realtà. Ma cosa accade quando l’attrito del tempo fa desistere i sogni, e dissolve le ambizioni più vere?
Può un’amicizia durare a lungo e avere come costante… l’incostanza?
Forse è proprio l’incostanza una caratteristica autentica che ci viene svelata se si comprendono le profondità che ognuno di noi abita?
Nevo ci racconta che è possibile.
E lo fa sullo sfondo del campionato di calcio del 1998, quando quattro amici guardano in televisione la finale dei Mondiali: sono giovani, non hanno ancora trent’anni, e hanno condiviso la giovinezza, gli studi, l’esercito, uniti da un legame intenso. Durante la partita uno di loro ha un’idea: perché non scrivere su un foglietto i propri desideri, i sogni per gli anni a venire, per poi attendere la prossima finale della coppa del mondo e vedere se si sono realizzati?
Yuval, la voce narrante, ha la mania dell’autocontrollo.
Churchill è un po’ esibizionista e aspira a diventare un leader.
Amicahi ha sofferto molto, ha già una famiglia.
Ofir è il creativo del gruppo, parla spesso, ma non conclude mai nulla di preciso.
I quattro affronteranno dure prove: lutti, tradimenti, fallimenti e depressioni, progetti che non si concludono.
Eppure le loro diversità li renderanno complementari.
I desideri di ciascuno di loro saranno simmetricamente esauditi, ed è bellissimo scoprire chi e come sarà riuscito a realizzare il suo desiderio, e capire che è stata proprio la promessa di verificarne l’esito dopo quattro anni a divenire forza per tutti per continuare a vivere.
Non ci sono facili sentimentalismi nel romanzo, anzi, vengono mostrate tutte le debolezze, le ipocrisie, le menzogne e gli errori commessi da ciascuno di loro, però è proprio l’autenticità di ognuno di loro a tenerli legati.
E la capacità di comprendere l’eventualità di comprendere che alcuni obiettivi sono diventati irrilevanti. La capacità di adattarsi a ciò che accade nella vita.
Originale è la tecnica narrativa: ogni capitolo inizia con una fotografia narrata, finalizzata ad avere un’introspettiva approfondita dei personaggi.
E quasi tutti i capitoli terminano con stralci della tesi della voce narrante, fondata su filosofi che hanno cambiato repentinamente idea.
E di fronte allo smarrimento, avere degli amici può fare la differenza.
“Io ho continuato a guidare verso il mare, laggiù, pensando: quel ramoscello, appena arriviamo, lo tiro via dal tergicristallo,e ho pensato anche: se adesso schiaccio l’acceleratore abbastanza forte voliamo in aria e atterriamo direttamente in acqua, un atterraggio morbido, e poi ho pensato: ancora due ore, massimo due ore e mezza con questi tre rompiscatole, e poi me ne torno a casa e non dovrò mai più rivederli in vita mia.”
Egle Spanò