A Shaker Heights non si parlava d’altro quell’estate: di come Isabelle, la figlia minore dei Richardson, avesse perso definitivamente la testa e dato fuoco alla casa […]. Poco dopo mezzogiorno, quel sabato di maggio, i clienti che spingevano i carrelli della spesa da Heinen’s avevano sentito i camion dei pompieri accendere le sirene e sfrecciare verso il laghetto delle anatre. A mezzogiorno e un quarto c’erano quattro mezzi rossi parcheggiati in una fila disordinata lungo Parkland Drive, dove le sei camere da letto di casa Richardson erano in fiamme, e chiunque nel raggio di un chilometro poteva vedere il fumo levarsi sopra gli alberi come una nube temporalesca densa e nera. Più avanti la gente avrebbe detto che i segnali c’erano fin dall’inizio: che Izzy era una piccola pazza, che c’era sempre stato qualcosa di sbagliato nella famiglia Richardson, che non appena avevano sentito le sirene quel mattino sapevano che era successo qualcosa di terribile.
Tanti piccoli fuochi – Celeste Ng
Bollati Boringhieri, 2018
Traduzione di Manuela Faimali
Un bel romanzone famigliare, americano, la storia di una famiglia “perfetta” che ovviamente perfetta non è, gli adolescenti, l’America bianca e wasp sedicente democratica che fa fatica ad includere chi ha avuto una vita meno liscia e regolare. Ma è soprattutto un romanzo sulle madri, sui tanti modi di esserlo – o di non esserlo, una vicenda al femminile che racconta una certa società borghese americana, democratica nel voto, ma profondamente conservatrice nell’anima. È centrale il tema della maternità, delle gioie, dei dolori, delle fatiche e delle paure che ruotano attorno al ruolo di madre, ma parla anche di famiglia, di adolescenza, di scelte che cambiano la vita. Un po’ young adult, un po’ storia famigliare su sfondo sociale, va probabilmente letto per le riflessioni che suscita, anche se non è sempre facile identificarsi nella storia o nei personaggi.
Molto bello la prima metà, poi ha cominciato a darmi un po’ il senso del polpettone rosa – appunto – americano. Ho iniziato a vedere la serie che ci potrebbero fare, la mamma bionda con la faccia di Laura Dern… forse il suo difetto è quello di dire troppo, di raccontare tutto, come se il lettore non fosse capace di mettersi nei panni dei protagonisti, di leggere quello che non è scritto.
Comunque un bel romanzo da ombrellone, garbato ma pungente nel denunciare perbenismi e ipocrisie di certe vite borghesi solo apparentemente perfette.
Da piccola le avevano insegnato a rispettare le regole, a credere che il buon funzionamento del mondo dipendesse dalla loro osservanza, e lei le rispettava – e lo credeva.
Silvia Chierici