Per tutto il giorno Mary Poppins era stata di fretta, e quando aveva fretta era sempre irritabile.
Non so bene perchè ma pur essendo cresciuta con la Mary Poppins cinematografica, non mi sono mai addentrata nel suo mondo letterario, fermandomi ai supercalifragili e ai can caminin. Eppure prima di Julie Andrews e Walt Disney, prima delle canzoni e del poco di zucchero, questo era un ciclo di libri per ragazzi abbastanza famoso, così amato che Disney dovette promettere alle figlie che avrebbe realizzato un film sulla loro istitutrice preferita. La storia di come egli ottenne i diritti e della lunga battaglia con l’autrice di Mary Poppins, l’australiana Pamela Lyndon Traver, che non voleva accettare nessun tipo di compromesso cinematografico per paura che si rovinasse lo spirito dei suoi personaggi, è descritto nel bel film del 2013 Saving Mr. Banks, diretto da John Lee Hancock, con protagonisti Emma Thompson nei panni della scrittrice e Tom Hanks a interpretare Walt Disney. Il film è molto ben fatto e mi ha invogliato a leggere la saga, anche perchè è nella Rory Gilmore Challenge. Tuttavia ammetto con disdoro e sommo rammarico che non mi è piaciuto molto, e che mi fermerò al primo libro. E che, per una volta, vado affermando che mi sa che il film è riuscito meglio del romanzo, anche se ovviamente l’autrice non sarebbe d’accordo con me.
Premetto che è un buon libro, ben scritto, estremamente immaginativo, anche con un suo certo positivo messaggio sociale: per una volta, le persone che i bambini incontrano nelle loro avventure con la governante non sono nobili, Principesse o fate madrine che trasformano tutto in oro; sono la vecchina che vende il becchime per i piccioni in piazza, il macellaio, una pasticciera, il poliziotto del quartiere, un cagnolino che vive da nababbo e sogna la vita randagia. Pur essendo un romanzo in cui la magia è la caratteristica del personaggio principale, rimane ancorato a un sapore di persone comuni e buone cose quotidiane che non stancano. Purtroppo, quali siano le lezioni che i bambini dovrebbero trarne e il modo in cui dovrebbero farlo non è per niente chiaro.
Innanzitutto, il personaggio di Mary Poppins non ha praticamente corrispettivo con quello di Julie Andrews, se non fisicamente, e per il fatto di possedere qualità magiche tra le quali una straordinaria borsa di stoffa che è allo stesso tempo vuota E ripiena di meravigliosi e utilissimi oggetti. Ma umanamente, la sua figura è quella di una istitutrice come la si intendeva a quei tempi, arcigna, severa, che storce beffardamente il naso a tutti, con in più l’irritante abitudine di essere estremamente vanesia, e approfittare di ogni vetrina disponibile per specchiare le proprie mises. Direi che letterariamente è più una signorina Rottermeier, che la straordinaria tata magica piovuta dal cielo che tutti avremmo voluto avere da piccoli, severa ma giusta. Questa è il tipo di nanny severa e basta, dalla quale, magia o no, qualsiasi bambino moderno scapperebbe a gambe levate preferendo il collegio.
Il libro è costituito da una serie di racconti, che hanno protagonisti Mary Poppins e la famiglia Banks, come nel musical; tuttavia, laddove Disney ha preso spunto dalle storie narrate per creare un bel racconto con una morale apprezzabile (e ovviamente musiche straordinarie), nel romanzo gli avvenimenti si succedono capitolo dopo capitolo senza particolari legami nè continuità. Il signor Banks, il capofamiglia tutto dedito al lavoro nella City, amante della precisione e che per i figli vorrebbe solo giochi educativi, non viene qui “salvato” alla fine, come avviene nel film, quando capisce che il vero valore nella vita non è il denaro ma la famiglia; nè i bambini imparano molto da Mary, nemmeno cose basilari da nursery che spiegano come si debba sempre essere gentili ed educati con il prossimo, perchè questo li farà crescere un giorno adulti equilibrati e funzionali; Mary Poppins impera con sguardi glaciali, gelido sarcasmo e, occasionalmente, terrore patentato. Dopo due capitoli, Jane e Michael hanno già ben chiaro che se la tata sbuffa è meglio stare zitti e farsi piccoli in un angolo. Non c’è insomma un arco morale, nella storia: semplicemente la governante e i bambini passano di capitolo in capitolo conoscendo un nuovo personaggio o visitando un posto particolare, o ascoltando un nuovo racconto narrato dalla tata. Ma tutte queste avventure possiedono un carattere indefinito, addirittura senza una risoluzione vera o propria, morale o no. Alla fine di ogni storia i bambini vanno a dormire senza essere precisamente sicuri di cosa sia accaduto, nè se sia successo veramente, e quale sia comunque il significato di tutta la loro avventura. E quasi ogni capitolo infatti termina con dei punti di sospensione, che è supremamente insopportabilmente irritante.
La scrittura è molto elegante, e ammetto che un aspetto davvero accattivante del libro sono le singole storie, l’immaginazione e la creatività che in ogni momento portano i bambini e Mary Poppins al cospetto di personaggi originali e scenari particolarissimi, per esempio, come nel film, il tè dallo zio Albert servito sul soffitto della stanza, la straordinaria visita alla casa dei Pan Pepati o il Natale con una delle Pleiadi, o il bellissimo, davvero eccezionale racconto dei due gemellini ancora in fasce della casa, che come tutti i bambini prima di compiere un anno capiscono il linguaggio del sole, degli uccellini e del vento, e si stupiscono molto di come i loro fratellini più grandi e i loro genitori non possano invece intendere nulla del mondo che li circonda, e si promettono solennemente che non dimenticheranno mai quel mondo meraviglioso di armonia con la Natura.
Ma su Mary Poppins non c’è davvero niente di amabile da dire, se non che per qualche motivo incomprensibile i bambini le sono affezionati; forse perchè anche se è severissima e altezzosa li porta in giro a fare cose straordinarie, che è sempre meglio che rimanere nella nursery a giocare da soli; e comunque volente o nolente (e anche se stipendiata) è l’unico adulto sempre presente per loro, quando i loro genitori, ovviamente, sono in genere in altre faccende affaccendati e trovano tempo per vederli un’ora al giorno. E’ una presenza costante e forse per questo rassicurante, proprio per il fatto di affrontare avvenimenti e personaggi inusuali senza battere ciglio. Ma non è mai dolce, non sorride, certamente non canta Con un poco di zucchero, e quando lo storno che ha parlato per quasi un anno con i gemellini in fasce torna dalla migrazione e trova che ormai cresciutelli non lo possono più intendere, come tutti i bambini umani una volta compiuto l’anno di età, si mette a piangere perchè era loro affezionato, mentre Mary Poppins non trova di meglio da fare che prenderlo in giro.
Per il lettore contemporaneo non rimane altro da fare che fare pace con questa tata e sperare che nei libri successivi migliori un poco. Si può sempre sperare, per carità. Almeno sappiamo che ispirerà Walt Disney, che prese un piccolo libro un po’ pessimista e riuscì a spogliarlo delle sue parti più oscure e reimmaginarle in modo immaginifico.
Lorenza Inquisition
Peccato. Un libro perso. Da leggere.
Io mi fido delle vostre recensioni e che diamine.
Anto
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