La rete di protezione – Andrea Camilleri #AndreaCamilleri #Montalbano #recensione

La rete di protezione – Andrea Camilleri

Andrea Camilleri ci propone un altro libro con il commissario Montalbano, e nella nota finale ci confessa che è il primo che non ha potuto scrivere direttamente, considerata la veneranda età di 92 anni, ma è stato costretto a dettare ad una sua collaboratrice. Questo purtroppo mi fa pensare che non ce ne saranno molti altri e per chi, come me, lo ha seguito sin dall’inizio, è come ricevere un cazzotto nello stomaco.
Per quanto riguarda questo romanzo, Camilleri applica tutti i suoi classici: l’avversione di Montalbano per ogni cosa che possa turbare l’equilibrio della sua vita a Vigata; il suo amore per la cucina siciliana, ai piaceri della quale non rinuncia neanche nei momenti più difficili; le sue litigate (“sciarriatine”) con l’eterna fidanzata Livia, seguite dall’immancabile riappacificazione; il suo amore per la giustizia e la difesa dei più deboli, anche a scapito del suo successo personale. In particolare questa volta Montalbano risolve a modo suo due casi contemporaneamente: un “cold case” che risale al 1958 ed una situazione molto attuale di bullismo fra studenti. E’ vero che i suoi romanzi seguono un po’ lo stesso cliché ma in questo ho trovato una particolare empatia coi personaggi, una capacità dell’ autore di descrivere l’animo umano che le due indagini passano quasi in secondo piano.
Come si fa a non leggerlo?

«Salvuzzo si misi alla scrivania, addrumò lo schermo del PC e con ’na vilocità ’mpressionanti per Montalbano che l’osservava ’nfatato, raprì icone come finestre, le chiuì, scrissi, arrispunnì, addimannò, mentri che liggiva i messaggini sul tilefono e ne componiva la risposta, arrivaro soni, rumori, parole mentre che smanettava sui tanti apparecchi diversi che tiniva sul tavolo. Faceva cento cose tutte ’nzemmula, adoperando le dita con la stissa liggirizza delle gamme di un ballerino».

Paolo Messina

 

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