“Noi, a corte, tuti parlemo in triestin. Imparemo de pici da le balie. Tute triestine, la sa? Oh Dio, una iera bisiaca, ma sorvolemo su quella ingannatrice… Comunque, fato sta che mi parlavo triestin prima ancora che tedesco!”
Il romanzo, molto breve, nasce da una trasmissione radiofonica, ed è un”operetta senza musica“, dal quale hanno tratto un testo teatrale che ha avuto molto successo, e costituisce il primo capitolo di una trilogia, con i successivi Ritorno a Miramar e Oberdan, amor mio!
L’autore, scrivendo in dialetto triestino, reinventa i personaggi di Carlotta del Belgio e della cognata, l’imperatrice Sissi, triestinizzate nei modi, nel pensare e nella lingua, e il loro mondo e momento storico, riadattati alla contemporaneità triestina. Ne nasce una descrizione irriverente della vita di corte nei dialoghi e pettegolezzi tra donne, un dialogo surreale e divertente, con la principessa Sissi in incognito dopo l’attentato di Ginevra di cui è stata vittima, e Carlotta di Belgio, che insieme alla fedele governante Ottilia cerca di campare sfruttando il castello lasciatole dal defunto marito; una donna pratica, nervosa e sbrigativa, che vede la propria vita sconvolta dall’arrivo dell’invadente cognata.
In questa routine di forzata convivenza irrompe il fustacchione Guglielmo Oberdan (“quello a cui hanno intitolato una piazza“) sconvolgendo le sorti della principessa: folgorati da un colpo di fulmine travolgente, meditano di scappare dal castello a bordo della Trentasei (l’autobus di linea che congiunge Trieste a Grignano).
L’autore, Alessandro Fullin, è (tra altre cose), il cabarettista che in Zelig interpretava la professoressa Fullin, quella che insegnava il Tuscolano.
“O amore! Cosa c’è di più forte dell’amore?”
-La bora…- rispondi Sissi.
Ps1. Segnate sul calendario la mia prima (e probabilmente ultima) “recensione”
Ps2. È scritto in triestino, astenetevi se vi scappa la pazienza per il linguaggio foresto come succede a me per Camilleri!
Alessandra Filippi