Si può liberare dal dolore chi si ama, prendendo su di sé il male di cui soffre? Davanti a un tè, due vecchie amiche scoprono che forse è possibile, se si va a bussare alla casa dei desideri.
Mi è stata regalata questa raccolta vintage, curata e introdotta da Borges nella sua collana di letture fantastiche “La biblioteca di Babele“, inizialmente per Franco Maria Ricci (1975-1985).
E’ una raccolta di cinque racconti, in cui il fantastico non sempre si manifesta in maniera eclatante; spesso si tratta di un’apparizione di spiriti che sconvolge (“Se i morti risorgono…e io l’avevo visto…allora…allora tutto può succedere” – Una madonna delle trincee); altre volte è accettato come fosse una contingenza, un potere superiore necessario (quello di prendere su di sé le sofferenze fisiche degli altri) senza starsi a chiedere da dove viene, se è benigno o meno (La casa dei desideri). Ne “L’occhio di Allah” non c’è l’elemento soprannaturale, ma l’invenzione scientifica anzitempo, in epoca medievale, del microscopio, che però viene ritenuta troppo avanzata e prciò distrutta (“Sembrerebbe che la scelta sia tra due peccati. Negare al mondo la luce che abbiamo in mano, o illuminare il mondo prima del tempo“; “Agli occhi di Madre Chiesa abbiamo visto più di ciò che è permesso a un uomo“). L’ultimo racconto, “Il giardiniere” sembra non avere assolutamente nulla di sovrannaturale, ma la forza evocativa della lettura rivela una verità enorme, che Borges preannuncia nell’introduzione: “La protagonista lo ignora ma il lettore lo sa“. E sta proprio lì la forza di questo racconto; mi ero chiesta: “Sarà vero? sarò in grado di cogliere quello che dice Borges?“. E se la risposta è affermativa è sicuramente merito di Kipling.
Arianna Pacini
Se ti interessa ho parlato anche io di questo illustre poeta qui: https://lampadacarta.wordpress.com/2017/07/20/capitani-coraggiosi
Grazie mille!
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