Blonde – Joyce Carol Oates #recensione #blonde

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Se ne è tanto parlato di questo Blonde, mi sono incuriosita, l’ho letto, mi è piaciuto? Così così.
Premetto che non sono una fan della donna più bella del mondo e nemmeno di quello che è stata e penso ancora sia, Hollywood.
Il libro della Oates è molto crudo, racconta quanto il mondo del cinema fosse/sia crudele e distruttivo nei confronti degli attori e aspiranti tali, credo servisse un bel pelo per uscirne indenni, ma come poi si sa, droghe e alcool sono stati fedeli compagni di quasi tutti .
Non ho capito se la Oates volesse impietosire il lettore descrivendo la fragilità di questa donna e di come tutti si siano approfittati di lei o il contrario.
Io ho percepito il contrario, cioè di come Marilyn approfittasse di tutti per raggiungere lo scopo di essere famosa ammirata desiderata.
Basti pensare a come passasse su tutto e tutti senza il minimo sentimento.
I mariti erano tutti, in ugual modo identificati con l’appellativo Daddy come fossero tutti una sola persona, gli aspiranti figli erano tutti Baby, desiderati fino al momento in cui diventavano d’intralcio alla carriera e conseguentemente eliminati prima della nascita.
Ne esce una donna anaffettiva, soltanto compiaciuta della sua bellezza. Un personaggio negativo che nonostante le grandi opportunità che ha avuto dalla vita è riuscita a diventare immortale nonostante i filmacci che ha interpretato, ma solo per la sua indiscutibile bellezza che a 36 anni era già tramontata.
Il libro ha parti belle , tese e molto ben scritte, altre logorroiche e talmente noiose da farmi più volte tentare di piantarlo lì; il finale davvero miserello, forse dopo 800 pagine si era stancata pure lei.

La Oates non è una scrittrice del mio cuore ma è una grande autrice; ma ha un difetto, non ha più un editore che le dica Taglia. Quindi spesso escono romanzoni suoi che hanno parti magnifiche e altre un po’ messe lì perché le piace scrivere e sa di essere brava, e non si ferma. Comunque ha questa capacità di farti male facendoti empatizzare col personaggio in modo molto profondo, l’ho iniziato con indifferenza, e alla fine ho continuato presa come un personaggio di casa surace.

Raffaella Giatti

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