La Storia – Elsa Morante #Storia #ElsaMorante

Ho concluso questo romanzo nel periodo pasquale e me lo porto dall’Epifania, praticamente. Le sue 665 pagine più 26 di introduzione sono state molto impegnative.

Non tanto per la scrittura che scorre semplice, la cronistoria di una famiglia affiancata dai principali accadimenti degli anni tra il 1941 e il 1947, ma per la portata di dolore così drammaticamente attuale.

Mentre sfogliavo e leggevo le pagine dense di miseria e di fame, mi scorrevano davanti agli occhi le immagini di una delle guerre attualmente in corso, e mi domando attonita, come mai nel 2022 siamo ancora a questo punto. Ancora i nostri occhi devono sopportare una così grande devastazione. Il cuore è colmo di strazio. Il sottotitolo del romanzo (che nella nuova edizione di Einaudi è omesso), è illuminante: uno scandalo che dura da diecimila anni.

Ebbene sì, sembra che non riusciamo a fare a meno della guerra.

Questo è un grande, grandissimo classico. Pertanto sentiamo come nostre le sensazioni raccontate, assistiamo attoniti all’eterno ripetersi degli eventi, pur con connotazioni storiche diverse.

Paradossale e stupendo che un romanzo intitolato “la Storia” non narri le vicende di grandi ufficiali o dittatori ma di una povera donna e del suo bambino.

La storia di Iva Ramundo, una ragazza nata e cresciuta in Calabria, trasferitasi a Roma col matrimonio, mamma di Nino e poi rimasta vedova, viene stuprata da un soldato tedesco molto più giovane di lei e rimane incinta.

Il resto è traslochi e fame, amicizie nate in ricoveri da sfollati dove ciascuno porta le proprie povere cose e il proprio fardello di dolore.

Un tratto che mi ha stupita è il rapporto tra Nino e Useppe, i due fratellastri. Nino torna a casa, dopo essersi arruolato tra le fila delle camicie nere, e trova la madre vedova con un bimbo. Non indaga sulle origini di Useppe, ma lo accetta come un dono, gli vuole bene di schianto, ed è un amore entusiasta, travolgente. In mezzo alla devastazione umana, c’è dunque la vita, c’è l’amore. Crolla tutto attorno, ma la vita c’è.

C’è tanta vita raccontata con una poetica mai banale, ci sono i quartieri di Roma, San Lorenzo, Pietralata, il ghetto, c’è il popolo che li anima.

E ci sono anche due cani, che accompagnano come solo i cani sanno fare, le vicende della povera famiglia.

Tanti altri personaggi popolano questo imponente romanzo che procede tuttavia con tono pacato, senza boria, quasi dimesso e così vero e vicino.

“Solo da quella si riconosce il Cristo: dalla parola! che è solo una sempre la stessa: quella là! E lui l’ha detta e ridetta e tornata a ridire, oralmente e per iscritto; e da sopra la montagna e da dentro le gattabuie e… e dai manicomii… e departùt… Il Cristo non bada alla località, né all’ora storica, e né alle tecniche del massacro… Già. Siccome lo scandalo era necessario, lui si è fatto massacrare oscenamente, con tutti i mezzi disponibili – quando si tratta di massacrare i Cristi non si risparmia sui mezzi… Ma l’offesa suprema, che gli hanno fatta, è stata la parodia del pianto! Generazioni di cristiani e di rivoluzionari – tutti quanti complici! – hanno seguitato a frignare sul suo corpo – e intanto, della sua parola, ne facevano merda!”

Barbara Facciotto

La Storia è un romanzo storico del 1974 scritto da Elsa Morante. Considerata come una delle sue opere più conosciute, ma allo stesso tempo anche criticate e discusse, l’autrice impiegò almeno tre anni per comporla e volle che fosse data alle stampe direttamente in edizione tascabile, in brossura e a basso costo. Il romanzo venne, perciò, pubblicato nel giugno del 1974 nella collana Gli Struzzi dalla casa editrice Einaudi.

Ambientato nella Roma della seconda guerra mondiale e dell’immediato dopoguerra, negli anni fra il 1941 e il 1947, come romanzo corale è pretesto per un affresco sugli eventi bellici visti con gli occhi dei protagonisti e della popolazione ferita.

I quartieri romani martoriati dai bombardamenti e le borgate di periferia affollate da nuovi e vecchi poveri (San Lorenzo, Testaccio, Pietralata, il ghetto ebraico di Roma) e le alture dei vicini Castelli Romani, in cui si muovono le formazioni partigiane di opposizione al nazifascismo e alcuni dei protagonisti della vicenda che scandisce la narrazione come un naturale fil rouge, vengono descritti con realismo, ma anche con una marcata visionarietà poetica.

Dal romanzo è stato tratto nel 1986 il film omonimo diretto da Luigi Comencini.

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Un sacchetto di biglie – Joseph Joffo #BUR #RizzoliLizard #JosephJoffo

Nella primavera del 1941 Joseph è un monello di Parigi, che vive solo per giocare a biglie e scapicollarsi per le strade con suo fratello Maurice finita la scuola. Odia i compiti, e ama i racconti serali del padre, barbiere, emigrato in Francia da piccolo, che narra gli epici viaggi del nonno, in fuga dopo un pogrom dei soldati dello zar nel suo villaggio vicino a Odessa.

Qualche mese dopo, la mamma deve cucire sulla giacca di Joseph una stella gialla di stoffa, e una sera suo padre prende da parte i due fratelli e li informa che all’alba dovranno partire, loro due soli, per scappare verso la zona franca. I genitori pensano, non a torto, che due ragazzini svegli abbiano più possibilità di scivolare indenni tra le maglie della rete nazista di una intera famiglia in gruppo. Inizia quindi un viaggio avventuroso e terribile, in cui i due fratelli usando parlantina svelta e aggrappandosi a qualsiasi appiglio la fortuna riservi loro, attraversano il pittoresco paesaggio della Francia rurale per arrivare sulla Costa Azzurra, dove li aspettano i fratelli maggiori. Il loro viaggio è pieno di imprevisti e contrattempi, ma i due ragazzi non si perdono d’animo, anche nei momenti di peggior tensione e paura.

Joseph Joffo a quarant’anni, con una carriera ben avviata di parrucchiere, una famiglia, tre figli, sente la necessità di mettersi a scrivere le proprie memorie, il racconto di quel viaggio fatto trent’anni prima, della sua famiglia ebrea destinata a perdersi e ritrovarsi per tutta la durata della guerra, sempre in fuga, sempre un passo avanti ai nazisti grazie al padre, che morirà ad Auschwitz, sfuggito ai pogrom russi e quindi consapevole che la Storia si ripete inesorabile per il popolo ebreo.

E’ un libro molto bello e delicato, sorprendentemente ben scritto: la letteratura sull’Olocausto è vasta e sempre meritevole di lettura, perchè testimonia; in questo caso comunque lo scrittore è in stato di grazia. Nessuno -ovviamente- ha mai pronunciato le parole “Sto leggendo un romanzo sull’Olocausto ed è veramente avvincente” eppure il racconto fresco e lieve di questo giovanissimo riesce a far dimenticare un poco gli orrori della realtà della guerra nazista, innanzitutto perchè Joseph racconta senza quasi mai perdere il proprio sguardo innocente e curioso, e poi perchè la storia si concentra volutamente sul coraggio di chi ha voluto aiutare i fuggiaschi, o comunque non ha voluto essere complice dello sterminio. Le parole ci veicolano la crescita di Joseph, che passa del giro di pochi mesi dall’infanzia alla maturità, da monello a ragazzo che lavora, e impara a pensare da adulto su come rispondere a un ufficiale tedesco che fa domande scomode. Dopo settimane di vita in clandestinità, comincia a vedere quello che accade intorno a lui, e che all’inizio sfuggiva ai suoi occhi innocenti di bambino: le persone che non riescono a farcela, la fortuna che in modo indiscriminato aiuta la sua famiglia lasciando indietro altri, l’ingiustizia di un odio razziale assurdo. Si disinteressa della scuola e inventa lavori e traffici per il mercato nero con il fratello per aiutare la famiglia finanziariamente con i suoi affarucci, e una mattina si scopre cresciuto, senza più attrazione per le biglie o le marachelle: tecnicamente è ancora un bambino, ma la guerra gli ha portato via la sua infanzia. Eppure, cresce senza ricambiare il sentimento di odio per chi lo ha condannato a questa vita, non perde la propria umanità nè soccombe alla vendetta, odierno Tom Sawyer che conserva il solo struggente desiderio di poter tornare a casa e vivere con la propria famiglia.

Molto consigliato, e consigliatissima anche la graphic novel, fedelissima al romanzo, che ha disegni e colori impeccabili e delicatissimi, edita da Rizzoli Lizard, curata da Kris Bailly e illustrata da Vincent Bailly. Se avete ragazzini in famiglia, fategli leggere la storia di Jo.

Traduttore: Giovanni Zucca
Editore: Rizzoli Lizard
Collana: Varia

Lorenza Inquisition