Paul Auster, Follie di Brooklyn

“Non farlo, Joyce. Prova a seguire la corrente. Tieni alta la guardia. Non lasciarti infinocchiare. Vota democratico a tutte le elezioni. Pedala nel parco. Sogna il mio corpo perfetto e dorato. Prendi le tue vitamine. Bevi otto bicchieri di acqua al giorno. Fai il tifo per i Mets. Guarda un sacco di film. Non lavorare troppo. Vieni con me a fare un viaggio a Parigi. Accompagnami all’ospedale quando Rachel avrà il bambino, e prendi in braccio mio nipote. Lavati i denti dopo ogni pasto. Non attraversare con il rosso. Difendi i piccoli. Non farti mettere la testa sotto i piedi. Ricorda quanto sei bella. Ricorda quanto ti amo. Bevi uno scotch con ghiaccio tutti i giorni. Respira a fondo. Tieni gli occhi aperti. Stai lontana dai cibi troppo grassi. Dormi il sonno dei giusti. Ricorda quanto ti amo.”

“La gente prova quello che prova. Chi sono io per dire che hanno torto?”

Paul Auster, Follie di Brooklyn

Follie di Brooklyn, Paul Auster

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Non avevo mai letto niente di Paul Auster, e adesso naturalmente sono qua a domandarmi Ma perchè cacchio non ho mai letto niente di Paul Auster, prima???

in realtà un po’ lo so, il perchè: Auster ha una certa fama di scrittore intellettuale dallo stile superbo che scrive storie amare, dure, con vena surreale. Storie difficili, a volte disperate, e per un motivo o per l’altro nel corso degli anni questa premessa mi ha sempre tenuto lontano. Comunque per ogni scrittore (e cantante) arriva poi il momento giusto, basta avere tempo e pazienza di aspettare: quindi ho cominciato la mia avventura con Paul Auster alla venerabile età di 45 anni, con The Brooklyn Follies, in italiano Follie di Brooklyn, Einaudi, e ne sono felicissima.

E’ il libro ideale con cui cominciare perchè, mi dicono, è il più ottimista e commovente. Tutte le recensioni contengono parole come consolatorio, incoraggiante, che fa bene al cuore. E in effetti mi ci ritrovo, è un libro bello, uno di quelli che finisci e vorresti poter riaprire in una nuova pagina per vedere altro di questo suo mondo e viverci un altro po’, e poi chiuderlo e riaprire un’altra pagina, e poi ancora.

Ha dei protagonisti molto accattivanti, alcuni strani, altri antipatici o deboli o pazzi, ma nessuno davvero odioso: sono umani, deboli, imperfetti, e cercano di essere felici. E anche se sbagliano cercano di rimediare, che insomma è un po’ il massimo che si possa chiedere a un essere umano.

E’ ambientato per la maggior parte a Brooklyn, come dice il titolo. Il protagonista principale è un pensionato, Nathan, divorziato, con un cancro in remissione. Decide di trovare un posto in cui ritirarsi a morire, e sceglie Brooklyn, con l’intenzione di scrivere un romanzo di aneddoti sulla sua vita di venditore di assicurazioni, e poi morire in pace. Ma la vita si sa, è quella cosa che ti accade mentre programmi altro, e quindi tempo qualche settimana Nathan ricomincerà a vivere, trovando amici, uno scopo, una famiglia.

E’ un libro scritto magnificamente, dove sì qualche volta emerge il temuto Auster intellettuale, ma in dialoghi sempre interessanti e godibili: che parli di cristianesimo o letteratura americana, di Bush o di arte moderna, non sono mai discorsi snob lasciati cadere dall’alto. Sono persone comuni che parlano, magari molto colte, che ti raccontano aneddoti e storie senza lasciarti sensi di inferiorità.

E’ un bel libro per tante cose, le storie, i personaggi, i dialoghi; e poi perchè ha un messaggio che rincuora: per tutti, disperati di ogni età sesso e religione, c’è speranza, sempre. Anche chi muore può avere un ruolo nella felicità altrui, anche chi è malato ha una sua ragione di essere e andare avanti.

Leggetelo.

Se non siete ancora convinti, fatevi convincere da questa bellissima recensione di Carlo, che mi ha fatto buttare sul libro senza ulteriori indugi:

https://cinquantalibri.wordpress.com/2014/11/27/paul-auster-follie-di-brooklyn/