Il Sole dei Morenti – Jean-Claude Izzo #JeanClaudeIzzo

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Credevo ci avrei messo più tempo, invece me lo sono bevuto in due giorni. Di lui avevo già letto la trilogia noir con Montale, che ho amato.
Questo è stato il suo ultimo scritto. Sofferto, viscerale e poetico. È la storia di una fuga: da una città, da una realtà indifferente, da un ricordo che tormenta l’alcolico protagonista dall’inizio alla fine, mescolandosi con altri fino a rendere le sue memorie confuse. Il suo senso di smarrimento ed emarginazione è reso benissimo ed accentuato dalla prosa secca, tagliente e sanguigna.
Ci hai lasciato troppo presto, Jean.
Spero un giorno di assaggiare un bicchiere di pastis e berlo alla tua salute.

Alex Grigio

Il sole dei morenti è un libro tristissimo che, attorno a una vicenda apparentemente banale (un barbone di Parigi, Rico, quando vede morire di stenti e freddo, al suo fianco, un caro amico, Titì, decide d’intraprendere un viaggio verso la sua città d’origine, Marsiglia, con l’intenzione di morire al sole della costa), costruisce un vero e proprio mondo, quasi un microcosmo, che spazia dai ricordi giovanili all’idea di amicizia vera, dagli errori nella vita che possono portare alla disperazione e sulla strada sino alla difficoltà, per un barbone, di muoversi anche per brevi tragitti cercando di evitare discriminazioni ed episodi di violenza.

Giovanni Ziccardi

Le Belve – Don Winslow #DonWinslow

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Lo sbaglio è di Ben, e ha radici lontane. Lui ha sempre creduto di poter vivere con un piede in due mondi. Una Birkenstock nel sottobosco del traffico di marijuana, l’altra nel mondo della civiltà e della legge. Ora sa che non può. Ha tutti e due i piedi intrappolati nella giungla. Chon non ha mai coltivato questa illusione. Lui ha sempre saputo che ci sono due mondi: Quello selvaggio. Quello meno selvaggio. Il primo è il mondo del potere duro e puro, della sopravvivenza del più forte. Cartelli della droga e squadroni della morte, dittatori e tiranni, attacchi terroristici, guerre tra bande, odi tribali, stragi e stupri di massa. Il secondo è il mondo del potere civilizzato. Governi ed eserciti, multinazionali e banche, compagnie petrolifere, paura e shock, morte dal cielo, genocidi e stupri economici di massa. E Chon sa che in realtà i due mondi sono uno.”

Se Il potere del Cane aveva la forma del grande romanzo americano, con Le Belve Winslow adotta una ermetica scrittura da letteratura pulp anni 90 (il primo capitolo è “Vaffanculo”. Punto. Fine del capitolo), giocata su frasi tronche o spesso di una parola sola, capitoli di anche poche righe, una struttura che già suggerisce un montaggio filmico dinamico e nervoso che purtroppo Oliver Stone non ha colto appieno quando ha portato il libro su pellicola. Che dire, storia classica, gli Stati Uniti che con una mano incentivano la produzione (fuori) e il consumo di droga (all’interno), e dall’altra fanno finta di combattere i cartelli della droga con campagne terroristiche nei paesi “produttori”. Con una pluralità di scopi, che possono sintetizzarsi tutti con l’obiettivo di esercitare un controllo di fatto dei territori che non possono più controllare direttamente a seguito del processo di decolonizzazione. Un po’ Breaking bad (molto Breaking bad direi), un po’ qualsiasi film d’azione sulla droga messicana, racconta la storia di due giovani coltivatori di marijuana, che riescono a crearsi un discreto mercato nella California del sud ma soprattutto a inventarsi una super qualità di maria che va letteralmente a ruba. Contestualmente, la volontà d’espansione dei cartelli della Baja porta quest’ultimi a volersi accaparrare il mercato californiano, anche alle spese dei tre ragazzi. Si passa dalle offerte alle minacce, al sequestro della loro amica – e amante  comune – Ophelia, che segnerà il punto di non ritorno e che darà il via all’escalation di violenza che porterà tutti i protagonisti verso il proprio destino annunciato.

Bello, anche se nel Potere del Cane si respirava aria di capolavoro, qui solo di grande intrattenimento.

Nicola G.

DESCRIZIONE

Ben e Chon sono amici per la pelle: un genio delle economie di scala e un prodigio di forza fisica e addestramento militare.
Diversi, complementari, accomunati dalla stessa filosofia – vivi e lascia vivere – condividono tutto, inclusa Ophelia, la ragazza dei loro sogni. In California hanno creato un piccolo regno coltivando e smerciando un prodotto speciale: la miglior marijuana degli Stati Uniti. Ora, però, la loro remunerativa attività è finita nel mirino dei cartelli messicani. Che hanno un modo tutto loro di comunicare le proprie intenzioni: spedire un video nel quale mostrano la sorte riservata a chiunque non si conformi alla loro volontà.
A Ben e Chon non restano che due alternative: incassare i dividendi e ritirarsi in buon ordine o accettare la sfida in campo aperto e prepararsi a una battaglia senza esclusione di colpi, nella quale a essere in gioco non sarà solamente la loro impresa commerciale, ma la loro stessa vita.

Una lingua secca, carica di umorismo. Ben e Chon, due personaggi avvolti da un insolito, accattivante alone di romanticismo. Loro due soli contro i grandi cartelli della droga. Una storia dal ritmo implacabile, piena di azione e colpi di scena. Le belve è un nuovo, prezioso tassello della saga di confine inaugurata da Il potere del cane.
Da questo romanzo Oliver Stone sta girando quello che si annuncia come uno dei film imperdibili della prossima stagione.