L’Isola di Arturo – Elsa Morante #elsamorante

Uno dei caposaldi dei romanzi di formazione del novecento italiano, che mannaggia a me avrei dovuto leggere a 16 anni e oggi ne sarei innamorato, invece a 44 fa sicuramente un altro effetto.  E’ un libro bellissimo, forse un po’ vecchio nella forma, un poco pedante nell’aggrovigliarsi dii pensieri e sentimenti del protagonista con una minuzia di particolari a cui forse non siamo più abituati e che non trovi più nella letteratura contemporanea. Ma la capacità della scrittrice di farci capire tutto l’evolversi dei sentimenti acerbi e adolescenziali di Arturo è perfetta, e non era facile penso per una donna, visto che comunque stiamo parlando di un universo maschile. Lo consiglio anche se solo a chi ancora è abituato a relazionarsi con una letteratura di stampo classico. E’ l’amara disillusione dell’essere umano nel passaggio dall’infanzia all’età adulta, il crollo del piedistallo su cui i nostri genitori sono stati da noi fermamente e amorevolmente collocati. Serve a ricordarci che a quell’età si ha come un filtro sugli occhi che deforma la realtà (la splendida e misteriosa figura del padre, l’amore e la capacità di capirlo, la stessa isola di Procida in cui vive) secondo quelli che sono i propri desideri e passioni. E non è detto che poi maturando non si conservi ancora un po’ di quel filtro maledetto, che tante cazzate ci fa commettere e pensare.

Nicola Gervasini

Letture di aprile: Max Frisch, Stefano Benni, Ito Ogawa, Burhan Sonmez

piccolo riassunto delle letture di aprile (le recensioni vere e proprie non mi riescono):


Barbablu di Max Frisch  (Blaubart trad. di Bruna Bianchi, Einaudi 1984) è un’analisi della psiche di un uomo che assolto dall’accusa di aver ucciso una delle sue ex mogli inizia a rielaborare il processo. E’ insoddisfatto della formula assolutoria e da innocente (vero) comincia a sentirsi colpevole. Impianto teatrale, basato sul dialogo e su una struttura ellittica che rende la narrazione allusiva. La vicenda è semplice e insieme misteriosa quanto basta per diventare simbolica. Frisch usa il “finto giallo” e la classica situazione da banco di tribunale per proseguire la sua riflessione sulle convenzioni relazionali.


La cena degli addii Ito Ogawa; si tratta di una raccolta di racconti incentrata sul tema dell’addio. I protagonisti delle storie perdono qualcosa o vengono abbandonati da qualcuno. L’autrice è una nuova scoperta per me, mi è piaciuto il modo di affrontare il tema raccontando i sentimenti e i moti dell’animo delle persone coinvolte passando da toni compassati e laconici a racconti surreali piazzando il tutto a centro tavola assieme a pietanze per lo più giapponesi.

Istanbul Istanbul – Burhan Sonmez. Dopo tutte le notizie che ci giungono dalla Turchia è un libro attualissimo. I quattro uomini rinchiusi nei sotterranei di una galera di istanbul e per superare le torture subite e dimenticare la paura per quelle a venire si raccontano varie storie nella migliore tradizione medio-orientale (anche se l’autore fa riferimenti al decamerone). Attraverso questi racconti e sogni si giunge piano piano al bandolo della matassa e si realizza come i quattro, pur non conoscendosi, siano collegati fra loro.


Di Cari mostri di Stefano Benni si è già letto su queste pagine, mi sembra. Mi è piaciuto, nei racconti vengono affrontati mostri moderni e atavici ma alla fine si scopre che stiamo solamente guardandoci riflessi in uno specchio, tutte le malvagità, le manie e le perversioni raccontate sono le nostre. Il tutto scritto nello stile classico di Benni, di scorrevole, piacevole lettura.