Tutto in ordine e al suo posto – Brian Friel #brianfriel #recensione @Marcoseditore

Editore: Marcos y Marcos
Collana: Gli alianti
Traduzione dell’inglese: Daniele Benati
Anno edizione:2017

Quanto mi piace quando, per puro caso, scopro meraviglie!

Lo stand della Marcos y Marcos al Salone del libro di Torino era un tripudio di colori. Le loro copertine sono una festa per gli occhi. Questa, là in mezzo, risaltava perché cupa. Diverse persone avevano in mano questo libro. Alcune lo hanno rimesso giù, io me lo sono portato a casa.
Felice decisione, felicissima. Scopro che l’irlandese Brian Friel è “l’autore teatrale più importante e più rappresentato nel mondo di lingua inglese degli ultimi quarant’anni” e, come dice lo scrittore Daniele Benati che ne cura la traduzione e la postfazione “è strano che uno scrittore della levatura di Brian Friel sia ancora così poco noto in Italia”. Da parte mia un plauso alla Marcos y Marcos perché lo ha messo in catalogo e me lo ha fatto conoscere!

Veniamo al libro. Si tratta di una raccolta di 10 racconti che Friel pubblicò sul New Yorker negli anni 50/60. L’ambientazione è l’Irlanda “splendida e aspra, dove le donne non si fanno illusioni. A volte si induriscono, oppresse da troppe fatiche. Ma sanno accoglierti davanti al fuoco e ridere fino alle lacrime, abbandonarsi pienamente alle cose, visibili e invisibili. Gli uomini invece coltivano spesso nella mente un’idea diversa di vita“. Malgrado lo stile sia del tutto diverso e la parte del mondo della quale si parla sia un’altra, certe atmosfere mi hanno ricordato ricordano i libri di Kent Haruf.

È l’Irlanda povera dove i bambini raccolgono patate sotto il sole cocente sognando le meraviglie che potranno comprare con gli spiccioli che probabilmente nemmeno riceveranno, dove gli uomini pescano di frodo e sognano di arricchirsi con improbabili tesori o scommesse, dove l’attesa più grande è quella per l’illusionista che ogni anno arriva alla scuola del paese con la sua bicicletta scassata e un coniglio che non ne può più di scomparire dentro un cappello, dove le donne lottano per conquistare una parvenza di rispettabilità.

Sono piccole storie di piccole vite, quelle di Friel, che si dimostra maestro nel mostrarci l’altra faccia dell’apparenza. Di ogni vicenda Friel apre un minuscolo squarcio nel velo che la ricopre e ci lascia intravvedere un barlume di qualcos’altro: la violenza coperta dallo sforzo della rispettabilità, la dignità oltre il disfacimento, la frustrazione della realtà dietro al ricordo. Ma anche l’inaspettata allegria che si fa largo nel dolore, la cura e il rispetto che ci vogliono per proteggere le illusioni di un bambino come quelle di un vecchio. Questo ultimo aspetto è particolarmente evidente e toccante: i sogni, le illusioni, la dignità sono sempre importanti, non vengono mai giudicati ma difesi e protetti.
Alcuni dei racconti ( Il rabdomante, I raccoglitori di patate, Foundry House, Fra le rovine, L’illusionista… ok, sì, in pratica tutti) sono dei piccoli capolavori, se ha ancora senso utilizzare questo abusato termine. Come ci ricorda ancora Benati, il racconto è una forma di scrittura con la quale è difficile cimentarsi perché “lo scrittore deve rinchiudere un’intera vita in pochi minuti”. Friel lo fa in maniera magistrale.

I personaggi sono i più vari: donne, bambini, vecchi, ciarlatani , preti e illusionisti, piccioni e galli da combattimento.
Un ricco universo, quello di Friel.

Anna Massimino

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Short Stories – Chingiz Aitmatov

Leggere il Mondo: Kirghizistan

Il Kirghizistan, insieme ai suoi Stati confinanti Kazakistan, Tagikistan e Uzbekistan, fa parte di quell’enorme sezione dell’Asia centrale di steppe e catene montuose un tempo tutte riunite sotto la dominazione sovietica, prima province sperdute dell’immenso impero dello Zar, e poi annesse politicamente alla Unione delle Repubbliche Sovietiche. Sono le antiche via della seta, abitate da popoli storicamente nomadi, con tradizione essenzialmente orale. In particolare, il capolavoro della letteratura popolare kirghiza è l’epica del Manas, nome di un leggendario condottiero kirghiso che guida il suo popolo nelle guerre contro i mongoli calmucchi. L’opera fu per secoli tramandata oralmente, in alcune versioni raggiunge i 400 000 versi e, fatto più sorprendente, ha continuato a venire recitata, mimata e ampliata da aedi specializzati almeno da cinque secoli a questa parte, venendo parzialmente trascritta e studiata solo a partire dal XIX secolo. Una letteratura kirghiza colta si sviluppa soprattutto a partire dall’era sovietica allorché la lingua adottò l’alfabeto cirillico; diversi scrittori si esprimono in russo o sono comunque bilingui. Tra gli autori emerge soprattutto Chingiz Aitmatov, ministro del governo Gorbachov e ambasciatore della Kirghizia a Bruxelles, che si afferma anche sul piano internazionale con il racconto lungo Melodia della terra: Giamilja (edito da Marcos y Marcos), e i romanzi Il battello bianco e Patibolo. Io ho scelto una raccolta di racconti, pubblicata in onore di James Riordan, un accademico britannico che fu il principale traduttore di Aitmatov in inglese. E, voglio dire, non dedichereste anche voi un libro a quest’uomo qua?

aitmatov

Per quanto riguarda il libro, mi ha colpito favorevolmente solo il primo racconto, che è uno dei più famosi di Aitmatov, Occhio di cammello; è la storia di un giovane studente che vuole partecipare a un programma governativo di ripristino agricolo del Paese, per cui deve passare l’estate nella steppa insieme a una piccola squadra di lavoratori che si occupano di arare e seminare, il tutto nella tradizione Kirghiza, vivendo nelle tende e cucinando sul fuoco. E’ un bel racconto di uno scontro tra due generazioni, in cui il guidatore del trattore risente la vita privilegiata che ai suoi occhi vive lo studente, il quale è assolutamente ignorante di cose pratiche del lavoro agricolo. L’intera vicenda si svolge nel pieno del panorama mozzafiato della steppa, tra distese di cardi e cieli infiniti di blu cristallino. Molto bello, a tratti molto lirico. Gli altri due racconti non mi hanno particolarmente toccato, però mi è senz’altro rimasta curiosità di leggere altro di questo autore. E’ tutto tradotto in italiano, quindi se interessa potete avvicinarvi al Kirghizistan letterario senza difficoltà.

Lorenza Inquisition