The revenant (a novel of revenge) – Michael Punke #TheRevenant #MichaelPunke

Questo è un libro figherrimo, uno dei più bei romanzi di avventura che abbia mai letto, uno di quelli da non cominciare assolutamente di sera perchè si fanno le ore piccole, lo cominci ed è impossibile smettere. L’ho letto in due serate e avrei potuto, e voluto, andare avanti per un’altra settimana, l’ho amato proprio, e penso lo debba leggere chiunque abbia amato in ordine sparso ma anche contemporaneamente Ken Parker, Jack London, John Ford, L’ultimo dei mohicani, Spencer Tracy in Passaggio a Nord Ovest e ovviamente Kill Bill. E’ un insieme di tutto ciò e altro ancora, ed è anche scritto bene.

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La storia si intuisce parzialmente dal titolo, ed è ambientata nel Nord America agli inizi dell’800, qualche anno dopo la spedizione di Lewis & Clark, che aprì il West al commercio delle pelli e pose le basi per le future colonizzazioni dei territori degli Stati Uniti centrali. Il protagonista è Hugh Glass, un trapper che in questo periodo d’oro delle esplorazioni del continente americano si unisce a una spedizione che da St. Louis deve risalire il fiume Missouri per raggiungere lo Yellowstone. Questi sono territori ancora praticamente inesplorati, e i mercanti americani necessitano nuove strade e basi per il commercio di pellicce, che a Nord-Est è quasi tutto in mano alle potenti compagnie britanniche. I trapper sono gli unici che si avventurano così lontano, uomini che sentono il richiamo irresistibile della foresta e dell’avventura, che esplorano un mondo ignoto e pericoloso, tra animali predatori e un’infinità di diverse tribù di Pellerossa, quasi tutte ostili.

Appena il libro comincia, si è già nel mezzo dell’azione: Glass è stato attaccato di sorpresa da un enorme grizzly, gravemente ferito e menomato. Si pensa che non possa sopravvivere alla nottata, e i compagni curano le sue ferite come possono attendendo l’inevitabile fine, che però non arriva: egli supera la notte, e il giorno dopo ancora, e la notte successiva. A questo punto al suo capitano si pone una drammatica scelta, i suoi ordini sono chiari, deve portare avanti la propria missione e arrivare al forte designato che dista settimane di cammino, in mezzo a territorio per lo più sconosciuto cercando di evitare gli indiani. Trasportare un ferito così grave è impensabile, e lasciarlo indietro non è neppure da contemplarsi: in quei tempi così duri, in cui la vita e la morte di un uomo dipendevano spesso da un singolo gesto di aiuto di un estraneo, nessun ferito veniva abbandonato. Il meglio che può fare il capitano è assegnare paga extra a due volontari perchè rimangano indietro con Glass, attendano la sua inevitabile morte e poi lo seppelliscano, per riunirsi successivamente al gruppo.

Si trovano dunque due volontari, che rispettano l’accordo per qualche tempo; ma all’alba del terzo mattino scoprono tracce di indiani alla sorgente vicina, e nonostante per la prima volta da giorni Glass sia cosciente, presi dal panico scappano, compiendo l’ultimo, sommo gesto di vigliaccheria: lo derubano del proprio fucile e del pugnale, lasciandolo inerme e privandolo anche dell’ultima possibilità di morire con dignità. Questo innesca nel moribondo un senso di furia al calor bianco così potente da farlo parzialmente rinvenire e da quel momento la sua vendetta ha inizio.

La storia del suo incredibile viaggio in cerca di soddisfazione è in realtà solo una parte del romanzo, e neanche la migliore: è certo molto coinvolgente, ma il tutto serve all’autore per veicolare le incredibili storie della Frontiera in quel periodo, quando gli Stati Uniti erano ancora una nazione giovane, che scopriva immensi territori inesplorati ricchi di animali da pelliccia, di possibili forti e avanposti da costruire, di nuove incredibili strade da percorrere. E quindi abbiamo un primo accenno ai tipi di uomini che sceglievano questo ideale di vita così estrema, qualcuno per denaro, qualcuno per il senso dell’avventura, altri per sfuggire al proprio passato, o ancora per costruire il proprio futuro. Vi sono storie di caccia e di sopravvivenza estrema, di convivenza con qualche tribù di nativi e di orribili mutilazioni da parte di quelle ostili ai bianchi, e poi pirati (sì, pirati! era ancora l’epoca dei pirati, da qualche parte!), Spagnoli che hanno occupato il Texas, branchi di lupi e mandrie di bisonti, e moschetti e asce e pellicce e cappelli con code di procione, e contadini che sognano l’Ovest e trapper che sognano di poter tornare in una città, con del cibo decente e la possibilità di lavarsi ogni tanto.

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Ma soprattutto, c’è la Frontiera, i suoi boschi dai colori incredibili, i fiumi maestosi, le albe delicate e i tramonti spettacolari, e la sua infinita, epocale immensità.

“It was a moment for reflection in a space so vast it could only be divine”.

Consigliatissimo, 4 su cinque stelle. Forse un cicinino affrettata la fine ma è davvero un difettucolo da poco. Andate in pace e godetene tutti.

Lorenza Inquisition

Marbles: Mania Depression Michelangelo and me – Ellen Forney #ellenforney

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Marbles: Mania Depression Michelangelo and me – Ellen Forney

Per la voce Graphic Novel ho deciso di leggere questo diario scritto dalla cartoonist Ellen Forney, che racconta la sua lotta con il disturbo bipolare, partendo da quando le viene diagnosticato fino a qualche anno dopo, quando serenamente ha imparato a conviverci.

Questo tipo di disturbo non prevede un trattamento standard: ogni paziente deve con costanza e serietà attendere di trovare la giusta combinazione di farmaci e stile di vita che gli permetta di raggiungere una stabilità emozionale duratura, e questo può richiedere vari anni.

Il bipolarismo è caratterizzato da un’alternanza fra due condizioni dell’attività psichica, l’eccitamento (la cosiddetta mania) e al rovescio la depressione. In sostanza, come tutti volgarmente sappiamo, c’è una fase up, in cui si è veramente veramente UP (eccessivi ottimismo ed autostima, sensazione di aumentata energia e diminuzione di fame e sonno, flusso continuo di idee grandiose e iniziative, intuizioni deliranti, assenza di freni inibitori) e una fase Down, che è pericolosamente down. E quindi umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno, idee ricorrenti e ossessive di autosvalutazione, di inadeguatezza e indegnità, temi di inguaribilità, pensieri di morte, propositi suicidi.

Per l’autrice, questo processo si snoda per quattro lunghi anni, raccontati con i suoi chiari disegni, ingannevolmente semplici. Il libro inizia con il momento UP, fantasticamento disegnato per varie pagine di parole, caselle, stelle, asterischi, onde che in sostanza vogliono farci “vedere”, come accade per lei, le sensazioni: lampi di luce chiara, come una scarica elettrica. Seguono la diagnosi, la difficile accettazione, l’inizio della terapia con la propria psichiatra. Come per ogni malato, l’accettare il problema è forse la fase più difficile: Ellen si perde in periodi di negazione, trascura le medicine, pensa di potersi gestire da sola. Ma intanto pur se dolorosamente ne parla con la famiglia e con qualche amico, segue con costanza un corso di yoga che la aiuta a rilassarsi naturalmente, non trascura di praticare uno sport. Il momento down è infinito e doloroso, il disegno si fa cupo, monocorde, scheletrico, claustrofobico. Riesce a superarlo e anche questo fa parte dell’accettazione: capire che non vuole mai più sentirsi così male. Ammette con sè stessa di non aver seguito tutti gli insegnamenti della psichiatra perchè essendo artista, teme nel profondo che il suo periodo UP sia il suo momento davvero creativo, quello che in sostanza le dà il talento. Per questo ci parla di famosi artisti (scrittori, compositori, pittori) che soffrirono nel tempo di bipolarismo, e non avendo cure adatte finirono spesso suicidi. Infine dolorosamente accetta di continuare a curarsi, e di farlo seriamente. Il risultato è che il talento non se ne andrà, il lavoro continuerà ad arrivare proprio perchè essendo stabile garantisce dei risultati duraturi ai committenti, la famiglia e gli amici sono a supportarla sempre.

E’ un libro molto bello, l’autrice è spietatamente onesta con sè stessa, ironica e di grande simpatia, e le due vicende, quella mentale e il percorso artistico, illustrate con uno stile che mi è molto piaciuto.

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