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-Charles Dickens veniva pagato a parola. Quindi non ci si può arrabbiare se a volte ha paragrafi lunghi e tediosi, perchè anche io avrei fatto lo stesso con lo stesso contratto, no? Non avrei mai usato abbreviazioni o che ne so, definizioni per i colori. Devo dire la parola “rosso”? eh peccato, da ora in avanti userò “il colore del sangue appena versato sulla neve; o che ne so, la tinta che assume l’orizzonte quando il sole scende sopra le dune del deserto sub-sahariano”. BOOM! io e il mio amico Dickens ci possiamo comprare due cene, adesso!
-Stando su questo argomento, Alexandre Dumas veniva pagato per riga. Quindi non è un tipo molto descrittivo, l’80 per cento dei suoi scritti sono dialoghi, cosa che lo fa sembrare molto moderno in fondo ma ci sono anche momenti imbrarazzanti tipo:
“E adesso dove andiamo?
Adesso andiamo in città.
Che città?
Parigi.
Stiamo andando a Parigi?
Sì”.
-Sì ma ci pensate che tipo di tortura estesa avremmo dovuto subire se Victor Hugo fosse stato pagato a gioco di parole?
– Ma George RR Martin lo pagano a morti dei personaggi?
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Alexandre Dumas – Il Conte di Montecristo
“…io amo i fantasmi: non ho mai sentito dire che i morti abbiano fatto in seimila anni il male che i vivi fanno in un solo giorno.”
Alexandre Dumas – Il Conte di Montecristo
Cosa posso dire su un libro come questo? tanto per iniziare, vorrei che si sapesse che io ho parecchi pregiudizi verso i cosiddetti classici: solitamente non riesco ad apprezzare il linguaggio troppo arcaico e mi stufo in fretta (non che ne abbia provati molti dopo la scuola, lo ammetto, d’altronde ho parlato proprio di “pre”-giudizi).
Di certo le 1300 (!!!) pagine del Conte non mi avrebbero mai attirato tra le loro grinfie se non fosse stato per i commenti esageratamente positivi letti in questo gruppo e, alla fine, ho voluto provare, memore anche del grande piacere che provai leggendo “I Tre Moschettieri” dello stesso autore durante gli anni della scuola.
Non sapevo nemmeno nulla della trama, ne ero sempre stato lontano e mi immaginavo una melodrammatica storia fondamentalmente “da donne”, chissà perchè.
Invece: grazie grazie e ancora grazie a tutti/e coloro che hanno recentemente letto questo romanzo e che l’hanno commentato in maniera così positiva. Ho passato cinque settimane a godere delle disavventure tragiche di Edmond Dantès e della sua resurrezione sotto le spoglie del Conte alla ricerca di una vendetta lenta ma totale contro i suoi antichi nemici.
Non è un capolavoro, troppe ripetizioni (dovute, a quanto pare, al fatto che il romanzo uscì originariamente a puntate e Dumas era pagato a lunghezza del testo) e qualche inverosimiglianza qua e là ma è sicuramente una storia che, pur nella sua lunghezza smodata, ti tiene incollato alle pagine una dopo l’altra.
Probabilmente all’epoca non si usavano ma ritengo che se avesse avuto un buon editor sarebbe stato un vero capolavoro.
Così, è “soltanto” bellissimo e obbligatorio da leggere!!!
massimo arena

