Le tre parole che cambiarono il mondo – Marc Augé #MarcAugé

Marc Augè, il noto antropologo francese noto per le sue riflessioni sui “non luoghi” e cioè luoghi attraversati da persone in transito, e privi apparentemente di un proprio specifico senso e carattere, ha scritto anche brevi prove narrative definibili come etnofiction.
“Le tre parole che cambiarono il mondo” sono, precisamente, queste: “Dio non esiste”. L’autore immagina siano pronunciate da papa Bergoglio il 1° aprile del 2018 dal balcone di Piazza San Pietro durante la benedizione urbi et orbi.
È l’inizio di una settimana folle, che incendierà il pianeta e farà piazza pulita di ogni sentimento religioso. L’idea di base del libro è sicuramente affascinante e molto provocatoria. Cosa succederebbe se un giorno il papa uscisse alla finestra e dicesse che Dio non esiste? Le conseguenze socio-politiche a livello mondiale sarebbero molteplici e gravissime, e Augé cerca di darne un quadro il più possibile completo, forse non riuscendoci completamente, è un libro veramente breve, appena 94 pagine.

Consigliato, una ventata di fresco laicismo in un mondo attraversato nei secoli dall’infinita e tragica stupidità del fanatismo religioso.

Renato Graziano

DESCRIZIONE

Il giorno di Pasqua del 2018, durante il tradizionale di‌scorso urbi et orbi, il papa, dopo un lungo silenzio, esclama a gran voce: “Dio non esiste!”. Tre parole che gettano nello sconcerto cristiani, ebrei, musulmani, agnostici, atei, e scatenano uno tsunami nel mondo intero. È l’inizio di una settimana folle, che incendierà il pianeta e farà piazza pulita di ogni sentimento religioso.
Ma che cosa ha spinto il sommo pontefice a un intervento così intempestivo?
In tempi di massacri nel nome della religione, questa favola contemporanea, visionaria e insolente, che tiene il lettore con il fiato sospeso, lascia trasparire gli accenti di una fede illuministica nella ragione: forse, senza la violenza che a volte il sentimento religioso comporta, la fratellanza tra gli esseri umani non sarebbe più un’utopia.

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Marc Augè, Tra i confini – città, luoghi, integrazioni

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“Viviamo in un’epoca in cui si creano dei grandi spazi economici, si disegnano dei grandi aggregati politici…e in cui, contemporaneamente, crollano imperi, si esacerbano i nazionalismi e in cui, su scala più ridotta, si moltiplicano i musei locali, la rivendicazione di lavorare nel proprio paese. A volte si parla, a questo proposito, di crisi di identità. ma questa è, per parlare più propriamente, una crisi dello spazio e una crisi dell’alterità. Era la stabilità dell’altro che rendeva l’identità concepibile e facile…Oggi la categoria dell'”altro” si è offuscata. Ma ciò non vuol dire che lo chauvinismo, il razzismo o lo spirito di classe siano scomparsi. Si potrebbe suggerire anche che, al contrario, per l’offuscarsi dei segni, questi possono conoscere espressioni particolarmente aspre. Non riuscendo a pensare l’altro, si costruisce lo straniero.”

Lazzìa