Billie Holiday – La signora canta il blues #BillieHoliday

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Dunque, riflettiamo…

Sontuosi tappeti di velluto rosso accolgono, in questo nostro tempo, tronfi cantanti adenoidei convinti della propria immortalità. Ovazioni trionfali acclamano imbarazzanti pupazzi canori che considerano il talento così come alcuni considerano le frecce dell’auto: un optional.

Lei, in quell’altro tempo, per poter salire su un palco era costretta ad aspettare chiusa dentro un’auto, in un vicolo dietro il teatro, che i cantanti bianchi finissero la loro esibizione.

Lei, benedetta da una voce come nessuno. Maledetta da una vita di povertà e di violenza, coraggiosa prostituta bambina. Così battagliera e così pronta a distruggersi, così grande e fragile e troppe volte in mezzo alla polvere.

Sarà anche romanzata questa biografia, sarà anche esasperata in certe parti, magari un po’ falsa là dove dice “troppo emozionata per cantare” invece di dire “fatta persa senza pietà”. Ma non dite che non la leggerete perchè parla di jazz. Sarebbe un torto enorme ad una donna in tanti modi straordinaria che tra altri cento anni sarà ancora leggenda (e i cantanti adenoidei, ti prego Dio, no!).
Vieni avanti, Lady Day, scendi dall’auto, metti una gardenia tra i capelli, sali sul palco e fai vedere al mondo cos’è il talento. Perchè “nessuno canta la parola fame e la parola amore come le canto io”.

ANNA LITTLEMAX MASSIMINO

Billie-Holiday

DESCRIZIONE

“La mamma e il babbo erano ancora due ragazzi quando si sposarono. Lui aveva diciott’anni, lei sedici, io tre”. Dagli slums di Baltimora ai café society di New York, dagli studi di registrazione alle galere americane, dalla violenza del razzismo subìto all’affrancamento ottenuto attraverso il successo nel mondo dello spettacolo, dalle frequentazioni eccellenti all’inferno della dipendenza dalla droga, Billie Holiday insegue sempre un sogno di dignità umana, di qualità dell’esistenza puntualmente contraddetto dalla realtà. L’unico ambito in cui questa fatica di vivere e di combattere trova sublime compimento è la musica, e tutto il mondo sa quanto la voce di Billie Holiday testimoni vertigini di sensibilità che vanno oltre le canzoni.

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Il segreto della libreria sempre aperta – Robin Sloan

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Andrò contro corrente perchè so che questo libro ha avuto un notevole successo, ma posso dire che non mi ha per niente convinta? Come molti avevo grandi aspettative perchè la trama sembra davvero intrigante e avvicente e la prima parte della storia in effetti lo è, ma ad un certo punto sembra esserci una specie di inversione, una fretta di aggiungere particolari e di concludere, che ho trovato piuttosto deludente. Affascinante l’inizio, come ti dicevo, con l’inquietante signor Penubra e la sua misteriosa libreria dagli scaffali senza fine, un’atmosfera che cattura e affascina e fa presagire grandi cose. Personaggi curiosi , un mistero vecchio di secoli da svelare, un codice da interpretare. Tanti ottimi ingredienti. Poi si inserisce la controparte, la tecnologia, internet, Google… e sembra che l’obiettivo del libro sia quello di dimostrare chi sia il più forte: la conoscenza tramandata attraverso i libri o Internet? Anzi, probabilmente l’obiettivo è davvero quello, visto che l’autore è uno dei fondatori di Facebook (o Twitter? ho un momento di amnesia). In ogni caso ho anche un po’ il sospetto, per usare un eufemismo, che questo successo sia dovuto anche alla facilità dell’autore di avere accesso ai mezzi di comunicazione. Paradossalmente, a me è sembrato che la parte che parla di tecnologia sia la più debole del libro, con la sede di Google popolata da nerd un po’ fuori di testa che mangiano macrobiotico. Una parte finale in cui c’è un po’ troppa faciloneria nel risolvere i misteri e che comunque può fare pensare ad un eventuale seguito. Leggetelo e poi ditemi, sarei curiosa anche io di sentire un altro parere: se tutto il mondo l’ha adorato…mi sa che sono io che non ho capito nulla!

Anna Littlemax Massimino