Buongiorno belli miei! scartabellando per un’idea da disegnare, sono incappata nei lavori di John Alcorn, che voi tutti conoscete. EEEEH, vi pare di non conoscerlo, voi mi dite, Ma io non l’ho mai sentito! Ma invece sì! se avete letto un libro dal 1970, in Italia, almeno uno, allora avete visto una sua copertina, o un suo logo su un libro.
“Il riccioluto logo della BUR, gli istrici — pronti a pungere chi li stuzzica — della Salani, e le copertine, quel diluvio psichedelico, quelle illustrazioni, le cornici colorate della Longanesi che zitte zitte hanno insegnato ad abbinare i colori a un paio di generazioni di lettori, e naturalmente, i titoli di apertura del film Amarcord di Federico Fellini, e naturalmente, la copertina de La collina dei conigli.”
John Alcorn arrivò in Italia nei primi anni ’70 e rivoluzionò per sempre il mondo dell’editoria, portandoci la grafica dei figli dei fiori (i fiori poi ricorreranno regolarmente nell’opera dell’artista, tra l’altro appassionato di giardinaggio), un’attenzione maniacale e un coraggio forse senza precedenti — almeno nel panorama nostrano — nell’uso della tipografia, cambiando veste a case editrici come appunto Rizzoli, Longanesi, Salani, Guanda, Tea, Frassinelli… e influenzando il lavoro degli art director, dei grafici editoriali e dei pubblicitari che sarebbero arrivati in seguito.