
Recensione di parte: Paasilinna è forse il mio autore preferito. E a Natale mi concedo sempre uno dei suoi libri: per me niente racconti natalizi di Truman Capote o canti di Charles Dickens, ma surreali personaggi scandinavi e le loro strane avventure.
Durante il pranzo di Natale ho discusso di Emilia l’elefante con le mie nipoti: l’undicenne Francesca è rimasta fiabescamente affascinata dalla mia presentazione, la quattordicenne Margherita era scettica: perché mai leggere queste storie rocambolesche, al limite dell’assurdo? Risposta: per RIDERE. E non è poco!
Ma anche per deliziarsi di personaggi spontanei, di buoni sentimenti, di amore per gli animali e per la natura, di viaggi strampalati attraverso la Lapponia, di paesaggi spettacolari. Ma anche per scontrarsi con argomenti spinosi, con le incongruenze dell’animo umano, con l’aspirazione alla libertà e contemporaneamente alla sicurezza di un tetto, con una sana irriverenza, con un “naturismo politicamente scorretto” (magari l’avessi coniata io questa espressione!).
Ho amato particolarmente Emilia l’elefante: una favola ecologica che mi ha ricordato moltissimo Il migliore amico dell’orso, ne sembra quasi l’eredità. Ho apprezzato l’amore e il rispetto di natura e animali, che sono posti allo stesso livello dell’uomo: Emilia balla l’hopak, mette ordine in casa, miete il grano, prende multe per eccesso di velocità, si ubriaca e deve sottoporsi all’etilometro. Gli animali infrangono le regole della normale consuetudine, rovesciano le prospettive in una chiave mai ridicola, ma poetica e toccante.
Grandissimo Arto
Emilia l’elefante – Arto Paasilinnna
Traduttore: Francesco Felici