
Uscii da casa sua tardissimo. La notte di Santiago sembrava non meno calda del giorno. Iniziai a camminare nel parco […] Non ero solo. Non sarei stato solo mai più. Coloane mi aveva passato i suoi fantasmi, i suoi personaggi, gli indio e gli emigranti di tutte le latitudini che abitano la Patagonia e la Terra del Fuoco, i suoi marinai e i suoi vagabondi del mare. Adesso sono tutti con me e mi permettono di dire a voce alta che vivere è un magnifico esercizio.
Era “sul comodino” (un comodino virtuale ma vale lo stesso) da un po’ e sono andata a ripescarlo con la recente scomparsa dello scrittore, e in due o tre serate l’ho finito.
Chissà perchè me lo immaginavo molto più corposo, forse Patagonia nel titolo evocava grandi distese di parole.
Nemmeno mi aspettavo che fosse strutturato così, come una sorta di raccolta di ricordi, annedoti… più racconti per la verità. È un diario di bordo sullo sfondo di una natura indimenticabile della Patagonia, a piedi, in traghetto, in treno, a cavallo, descrizioni paesaggistiche, un po’ di storia e leggende, aneddoti, soprattutto è una collezione di appunti di viaggio, riproposti non necessariamente in ordine cronologico.
Sepúlveda torna nella sua terra natia per mantenere una promessa fatta a un amico e collega scrittore, Bruce Chatwin. Quel viaggio, sognato e programmato tra i tavolini di un caffè di Barcellona, avrebbero dovuto farlo insieme, con le tappe discusse su una Moleskine, ma il permesso di rimpatriare per lo scrittore cileno in esilio arrivò quando ormai il suo amico inglese se ne era andato, portato via dalla malattia. Mi aspettavo un diario di viaggio magari pieno di dettagli, forse con un itinerario o un unico racconto a unire partenza e arrivo, invece no.
Sono vagabondaggi in una terra immensa e desolata ma allo stesso tempo piena di persone accomunate dalla terra, dalle difficoltà della vita ai confini del mondo, dalla libertà che la civiltà sotto dittatura nega a chi risiede in posti meno sperduti e dimenticati, che dire, in un libro così piccino un orizzonte tanto grande!
Mi ha lasciato la voglia di vederla davvero un giorno la Patagonia…. Soddisfatta e malinconica.
… e si perse in Patagonia, in questa parte del mondo dove non si fanno domande e il passato è semplicemente una faccenda personale.
Michela Ferrarini