Lei dunque capirà – Claudio Magris
Lei dunque capirà è un racconto dello scrittore e giornalista triestino Claudio Magris. L’opera è una rivisitazione del mito di Orfeo, trasportato nella contemporaneità.
Da quando mi sono iscritta, poco tempo fa, ho navigato piacevolmente tra le vostre recensioni e mi sono detta che mai mi sarei cimentata. Non è una captatio benevolentiae, ma un alzare preventivamente le mani. Semplicemente non sono capace. Eppure mi dispiaceva non poter condividere con voi quegli attimi di innamoramento assoluto che sono i miei libri. Detto questo, respirone e partiamo.
Lei dunque capirà è un breve racconto di Claudio Magris, un monologo struggente, profondo, la celebrazione di un amore assoluto e del lucido coraggio di una donna.
E’ lei che ci accoglie in un luogo silenzioso, una misteriosa clinica che si snoda in stanzoni, cantine, lunghi corridoi immersi in una luce opaca, un posto in cui non è permesso portare oggetti personali nè ricevere visite. Le porte dell’istituto sono una barriera invalicabile che divide per sempre. Euridice, sì, proprio lei, si rivolge ad un misterioso Presidente che ha voluto accordare al suo amato il permesso di venire a prenderla.
“Dunque, se ha lasciato che venisse a prendermi, deve aver letto il suo cuore meglio di me…”.
Ma non è così, perchè lei è l’unica a conoscerlo davvero, a sapere perchè fissa le porte della clinica e si strugge per entrare. Lei che è stata ed è il suo amore assoluto, che conosce di lui ogni piega dell’anima, ogni difetto, ogni miseria.
Euridice sa che il suo amore non potrà avere le risposte che cerca. Lei stessa non conosce il luogo in cui si trova, nè ha mai incontrato il Presidente. E allora decide con lucidità e fermezza di salvarlo, di restituirgli la voce con l’ultimo atto d’amore di cui è capace.
“Lo vedevo ritornare straziato ma forte alla vita, ignaro del nulla, ancora capace di serenità, forse anche di felicità”.
Paola Lagomarsino
«Lei dunque capirà, signor Presidente, perché, quando eravamo ormai prossimi alle porte, l’ho chiamato con voce forte e sicura, la voce di quando ero giovane, dall’altra parte, e lui – sapevo che non avrebbe resistito – si è voltato, mentre io mi sentivo risucchiare indietro, leggera, sempre più leggera, una figurina di carta nel vento, un’ombra che s’allunga si ritira si confonde con le altre ombre della sera, e lui mi guardava impietrito ma saldo e sicuro e io svanivo felice al suo sguardo, perché già lo vedevo ritornare straziato ma forte alla vita, ignaro del nulla, ancora capace di serenità, forse anche di felicità» |
(Lei dunque capirà, Garzanti 2006, pp. 54-55) |