Grazie al suggerimento di Anna nel gruppo, ho deciso di leggere la trilogia di Backman, ed è stata una scelta davvero felice.
Che peccato se mi fossi perso OVE, il più simpatico vecchio (si fa per dire, ha 59 anni!), burbero, pignolo, scontroso ma con il cuore troppo grande (definizione medica) dal quale mi è veramente dispiaciuto separarmi. Spero di ripetere l’emozione con Britt-Marie.
OVE ha 59 anni e i vicini lo definiscono “un vicino amaro come una medicina”, ogni mattina alle 6,30, fa il giro del quartiere di villette, dove abita, per controllare chi non ha parcheggiato correttamente, chi fa male la differenziata, chi poggia le biciclette fuori posto ecc.. Se la prende con chiunque guidi nella zona abitata, con la tizia che gira a tacchi alti e un cagnolino da lui soprannominato “ciabatta”, odia i gatti e brontola su tutto.
Per OVE l’importante è che le regole siano rispettate e per questo è disposto a discutere fino allo sfinimento, ne sanno qualcosa il commesso del negozio di elettronica o il fiorista che incappano nella sua sfibrante pignoleria.
Ha perso da poco una moglie che adorava, non può vivere senza di lei, si sente vuoto senza altre speranze e quindi decide di suicidarsi per raggiungere la sua amata. Ma ogni tentativo fallisce, non per imperizia,ma perchè i vicini invadenti, ogni volta, per un motivo o per un altro, gli mandano a monte il progetto.
Più e più volte mi sono trovato a ridere rumorosamente da solo.
E’ un umorismo pulito, vero, son sicuro che la maggior parte di voi avrà conosciuto un OVE nella sua vita, e forse qualcuno (come me) un pochino ci si ritrova.
Riesce a farti fare una risata anche nel finale, decisamente commovente, e spesso fa riflettere. Allego un passaggio sulla morte che ho trovato veramente significativo:
“La morte è una cosa curiosa. Viviamo tutta la vita come se non esistesse, ma il più delle volte è una delle ragioni in assoluto più importanti per vivere. Alcuni di noi ne diventano consapevoli così in fretta che vivono più intensamente, più ostinatamente, e in maniera più furiosa. Altri necessitano della sua costante presenza per sentirsi vivi. Altri ancora finiscono per accomodarsi nella sua sala d’attesa molto tempo prima che lei abbia annunciato il suo arrivo. La temiamo, eppure la gran parte di noi teme soprattutto l’eventualità che colpisca qualcun altro, qualcuno a cui vogliamo bene. Perché la più grande paura legata alla morte è che ci passi accanto. Che si prenda chi amiamo. E che ci lasci soli.”
buona lettura a tutti!
Giancarlo Zeppa
Eh, dovrò aggiungerlo alla lista infinita dei libri da comprare e da leggere.
Grazie del suggerimento.
Antonella
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