Mia mamma ama Márquez e i sudamericani, io invece ho preso anni fa il treno diretto a Nord e non sono più scesa; potrei riassumere così la mia strada letteraria. Conscia di essermi persa qualcosa, ho deciso di salire sul treno del Sudamerica, prima fermata: Macondo (così, con nonchalance, senza sapere che mi sta per arrivare in faccia la letteratura sudamericana in dieci minuti di pallottole al rallentatore come in una scena di Jon Woo).
“SANTO IDDIO COSA HO LETTO” è il pensiero che mi è balenato più spesso durante la lettura (ovviamente questa è la versione censurata).
Non ho mai letto niente del genere, e i miei studi hanno solo potuto darmi una manina per sorreggermi, in imbarazzo, dicendomi “secondo noi se continui non te ne penti”. Sono completamente sperduta, disorientata, basita e ….conquistata.
Sono sicura che si è già detto di tutto di “Cent’anni di solitudine”, ma devo dire la mia e parlarne con qualcuno anche solo per riprendermi.
Questo libro puzza. Suda e trasuda polvere, odori, insetti, colori. Non ho mai letto niente di così materialmente reale e allo stesso tempo favolistico e assurdo. 300 pagine di avvenimenti impossibili alla logica descritti con una destrezza e un realismo sfrontati, frasi meravigliose che ti fanno vibrare seguite poco dopo da cose come “le sue scoregge facevano appassire i fiori”. E cristo se ti ci perdi in questa storia che si ripete, e si ripete, e poi succede qualcosa di assurdo (la mia preferita personale: Remedios la bella che sale in cielo con le lenzuola di Fernanda… è talmente bello, geniale, sacrilego che mi viene da ridere) e poi tutto stagna e ti senti veramente opprimere dal vento, dalla pioggia, dall’evento asfittico di turno che fa stagnare il villaggio… Ho perso il filo degli Aureliani, lo ammetto, ma li ho amati tutti uno per uno al loro turno. Ho visto e sentito ogni cosa, dalla più bella alla più schifosa, mi sono persa in alcune delle descrizoni più belle che abbia mai letto e il finale mi ha semplicemente sbigottita. Non ho avuto reazioni “visibili”, non ho pianto, non ho lanciato il libro… Ma non ne sono uscita indenne. “Cent’anni di solitudine” mai titolo fu più azzeccato, questa sorta di maledizione che tiene avvinti i personaggi in modi incredibili, oltre la decenza direi ma chissenefrega, se fosse finita diversamente per gli ultimi due ci sarei rimasta male… (non voglio fare spoiler).
Insomma, ora mi darò a qualche lettura veramente leggera per riprendermi e “azzerarmi” un po’ la testa. Maaaaammma mia che librooooo!
Ci metto anche io la canzone, che per una volta ne ho trovata una!
Selena Magni
Macondo Express (Modena City Ramblers)
E adesso prova a leggere L’amore ai tempi del colera. Son sicura che dal Sud non ne uscirai più.
Gabo è Gabo.
Antonella
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Ho intenzione di leggerli proprio tutti i suoi! Che esperienza!
Sele
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un capolavoro incredibile. Una di quelle volte in cui Pasolini non ebbe ragione, quando lo recensì negativamente 🙂
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