«Mia madre dava l’impressione di essere un meccanismo rotto. Non era malata, ma una parte di lei aveva ceduto … Le parti integre e quelle compromesse si mischiavano di continuo ed era arduo distinguerle. Nonostante fosse afflitta da una notevole mancanza di memoria, vi erano particolari che ricordava perfettamente».
In questi tre racconti viene affrontato l’ultimo periodo di vita della madre dell’autore, che descrive il progressivo deterioramento psico-fisico dell’anziana donna, si tratta di tre racconti autobiografici scritti quando la madre dello scrittore aveva 80 anni, poi 85 e infine dopo la sua morte a quasi 90. In questi più o meno quindici anni si fa evidente, man mano che i sintomi della senilità avanzano, una sempre maggiore estraniazione dal mondo che circonda la donna e che la porterà a non riconoscere più i propri figli, nipoti e fratelli.
Mia madre dava l’impressione di essere un meccanismo rotto. Non era malata, ma una parte di lei aveva ceduto… Le parti integre e quelle compromesse si mischiavano di continuo ed era arduo distinguerle. Nonostante fosse afflitta da una notevole mancanza di memoria, vi erano particolari che ricordava perfettamente…
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era come se avesse incominciato a cancellare a ritroso, con una gomma, la lunga linea della sua vita”, del tutto inconsapevolmente, “perché a tenere in mano la gomma era quell’evento ineluttabile che è la vecchiaia”.
Con brevi tratti vengono delineati solo i contorni principali dei protagonisti che lasciano trasparire il coinvolgimento emotivo dei famigliari. Praticamente mai vengono esaminati i sentimenti dei figli che si prendono carico della cura della madre. Le continue ripetizioni nel testo rendono più reale al lettore il disagio dei protagonisti: in questo modo si vivono in prima persona le situazioni paradossali che si creano, come quella dell’anziana donna che – con una lampadina tascabile in mano – vaga di notte nella casa del figlio, senza che sia possibile sapere se ora, nella sua mente, lei è la madre alla disperata ricerca del bambino perduto o la bambina smarrita in cerca della mamma.
Stare accanto a un anziano vuol dire a volte osservarlo mentre si chiude dentro una realtà a noi incomprensibile, dalla quale veniamo sempre più esclusi. Lo vediamo allontanarsi, e intanto si fa largo una domanda: siamo forse di fronte allo specchio di ciò che sarà di noi, un giorno?
Da questa sottile angoscia Inoue Yasushi sa far sgorgare parole sempre misurate e sensibili.
Anche se il linguaggio algido non analizza i risvolti psicologici della situazione famigliare il testo rimane comunque intenso. Viene però lasciato al lettore il compito di analizzare le informazioni fornite. Alla fine l’autore si pone la domanda se l’addio alla madre sarebbe stato meno doloroso se non si fosse esteso per un periodo così lungo.
Alex Amodio