In una notte insonne sul traghetto Tirrenia ho letto il breve romanzo di Rosa Matteucci “Cuore di mamma”.
All’inizio era un po’ respingente, perché i personaggi che mette in scena sono molto molto sgradevoli, però poi mi sono fatta conquistare, più che dalla trama, dalla fantastica scrittura di questa autrice che non conoscevo.
Racconta un micro episodio del rapporto tra una madre vecchia, testarda, antipatica, sospettosa, capricciosa, brutta e sporca, e la figlia adulta che cerca di prendersene cura per senso del dovere. È una storia così comune, che potrebbe pure riguardarci (e infatti, nonostante mia madre sia giovane e molto diversa, mi sono sentita coinvolta come se parlasse di me), una storia di quelle che di solito non vengono neppure sfiorate dalla letteratura. Eppure, alla fine ho sentito che valeva la pena di raccontarla e di leggerla, anzi, che era proprio giusto e necessario, perché nel suo crudo realismo ci sbatte in faccia la vita, banale e straordinaria di ognuno di noi.
Daniela Quartu
Risvolto
Da una parte una madre asserragliata nella solitudine, chiusa fra quattro mura che emanano freddo e infelicità, in una casa di campagna dove nulla pare funzioni, torva, proterva, sospettosa. Dall’altra una figlia dalla vita scombinata, che sente ogni settimana il dovere, angoscioso e astioso, di visitare la vecchia madre. E che ora vuole risolvere i suoi crucci, trovandole una badante. Ma la madre resiste.
Il conflitto, al tempo stesso lacerante e orribilmente comico, culmina in una festa per anziani, sgangherata e grottesca, finché tutto si raggela in un’istantanea di vero dramma. Occorreva una mano sicura, un occhio che non arretra dinanzi a nulla per raccontare con precisione una storia del genere. Una di quelle storie così comuni che non si trovano nei libri.