Ambientato nel periodo che va dal 1932 al 1939, il romanzo narra le peripezie amorose di un gruppo di ragazzi appartenenti al quartiere popolare di Firenze Santa Croce, colti nel passaggio dall’adolescenza alla prima giovinezza, cogliendo lo sviluppo della loro educazione sentimentale e la formazione di una coscienza politica.
La vita in un quartiere, gli amici che ti seguono per l’infanzia e l’adolescenza, gli amori (obbligati) del vicinato, quelli che diventano matrimoni, e poi l’avvento del fascismo e i diversi destini, anche tragici. Si parte tutti dallo stesso quartiere povero, poi è la vita e sono le diverse indoli che definiscono il futuro di tutti.
Un romanzo corale, un intreccio continuo di vicende personali ed affettive nelle quali si muovono i vari personaggi, senza che qualcuno emerga o si riconosca particolarmente, neppure nella figura di Valerio, la voce narrante che si identifica con l’autore.
Un bel libro di formazione, moderno pur raccontando di un mondo che non c’è più (il quartiere viene poi distrutto per la nuova riurbanizzazione voluta dal Duce). Scritto quando la guerra volgeva al termine (1944), è un bell’esempio di quel modo italiano di raccontare la realtà in letteratura e anche al cinema in quei tempi che sembra ormai perduta a parte rari casi. Ogni tanto dobbiamo ricordarci dei classici italiani, di lui avevo letto solo Cronaca Familiare (al liceo ce lo fece leggere il prof di italiano). voto: 8
Nicola Gervasini