Digressioni

È con immenso rammarico e un filino di stizza che devo fare outing: il mio primo libro del 2017 (Il libro della grammatica interiore, D. Grossman) l’ho mollato un attimino lì sul comodino. Non credo significhi iniziare male, anzi. Considerato che ho sempre adottato la filosofia “vai fino in fondo, bifolca, o ti corco di mazzate”, il prendere un altro sentiero potrebbe rivelarsi segno di una qualsivoglia raggiunta maturità. Insomma, io al buon Grossman voglio bene e da tempo, ma a ‘sto giro proprio ho bisogno d’aria. Bello, davvero; profondo e intelligente e psicologicamente validissimo, ma io in questo precisissimo momento ho bisogno di fiato e per me fiato significa o una storia che mi annulli e mi tiri dentro al punto da non sapere più dove abito, o Virginia Woolf (o Haruf, se proprio ve lo devo dire). Se ti scrivi addosso o io ho la sensazione che tu lo stia facendo non mi innamoro. Una cosa però ve la voglio dire: leggendo fino alla trecentesima pagina l’abbandonato (per il momento) di cui sopra ho scoperto molte affinità con un *libellino* che lessi poc’anzi e di cui qui scrissi: L’educazione del giovane Tjaz di Florjan Lipus. Un pochino meno chiacchierato, un filino più al centro delle cose, metodico il giusto. Nel caso, garbatevelo (che queste cosine alla <Il giovane Holden> a me mediamente piacciono assai, per dire). Per lo sconforto della capa avrei iniziato a leggere l’ultimo di Dicker e, sincera fino a raschiare il barile, almeno è una storia e mi pare di respirare. Vi farò sapere. Baci&Abbracci e buon sabato sera a tutti.

Rob Pulce Molteni

Il giardino di Virginia Woolf – Caroline Zoob – Caroline Arber #VirginiaWoolf #MonksHouse

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Il giardino di Virginia Woolf – La storia del giardino di Monk’s House – Caroline Zoob – Fotografie di Caroline Arber

“Il giardino di Virginia Woolf” è un meraviglioso libro fotografico sulla casa e sul giardino di Monk’s House, presso Rodmell, nel Sussex, che Leonard e Virginia occuparono dal 1919, dapprima come piacevole rifugio rurale e appartato, in alternativa al loro indirizzo londinese, poi continuativamente, negli anni della guerra fino al giorno in cui Virginia, in preda alla nevrosi, si allontanò da casa verso il fiume. Leonard occupò la casa anche in seguito alla morte di Virginia. In effetti il giardino è il giardino di Leonard, è lui che lo coltivava con dedizione, venendo spesso bonariamente canzonato dalla moglie per la sua ossessione. Virginia discuteva con lui sui progetti ma non prendeva parte attivamente alla cura di fiori e piante e, anzi, la sua conoscenza botanica era piuttosto scarsa, come appare da certe inesattezze presenti nei suoi romanzi. Eppure amava il giardino, respirava la sua quiete, passeggiando sui vialetti, era orgogliosa di potervi ricevere i suoi (illustrissimi) ospiti e di poter offrire mele e marmellate e, soprattutto, traeva grande ispirazione dalla splendida vista di cui godeva dal suo studio.

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Insieme a suggestivi scorci del giardino e ad alcune foto d’epoca di Virginia, il libro racconta la vita degli Woolf nella casa: parallelamente alle continue migliorie apportate alla struttura e al giardino da Leonard, seguiamo Virginia nella stesura dei suoi romanzi e apprendiamo, attraverso stralci di diari e lettere, le emozioni che le donava lo spettacolo di vitalità e irrequietezza della natura che si offriva ai suoi occhi nutrendo la sua ispirazione.

“Le api scagliano ronzii, come fossero frecce di desiderio: violente, erotiche; intrecciano figure nell’aria; ognuna ronzando da un filo; l’aria tutta una vibrazione”.

“Il giardino di Leonard è stato un vero miracolo: immensi gigli bianchi e un tale incendio di dalie che ancora oggi ce ne sentiamo ravvivati”.

Arianna P.

DESCRIZIONE

Il bellissimo giardino di Monk’s House, la casa nel Sussex ai piedi delle Downs, fu una grande fonte di ispirazione per Virginia Woolf, che scrisse qui, nello studio in fondo alla proprietà, la maggior parte dei suoi romanzi. Leonard e Virginia apportarono cambiamenti notevoli al giardino, ma dal 1969, anno della morte di Leonard, il suo assetto è rimasto immutato. Finora era stato scritto ben poco della sua storia e nessuno lo aveva visto in fotografia. Questo volume presenta una raccolta unica dei commenti di Virginia e racconta in che modo il giardino è stato conservato negli anni. Una donna alla ricerca di una altra donna. Caroline Zoob ha vissuto 10 anni insieme al marito a Monk’s House, come affittuaria del National Trust, l’ente che possiede e gestisce la proprietà dal 1980. Per 10 anni ha curato il giardino, aperto la casa al pubblico e mantenuto quotidianamente l’identità immutata del luogo. Caroline si tuffa allora nei diari di Virginia e Leonard e ricostituisce la storia della casa e del giardino di Monk’s House. Il suo racconto e le fotografie di Caroline Arber ci svelano un giardino intimo dall’atmosfera unica, curato con amore come fu ai tempi di Leonard e Virginia.