Le avventure di Numero Primo – Marco Paolini, Gianfranco Bettin #MarcoPaolini #GianfrancoBettin #NumeroPrimo

Numero Primo è il nome scelto per sé da uno strano bambino, che irrompe nella vita di Ettore, fotoreporter di guerra che a quasi sessant’anni si ritrova a fargli da padre. È stato desiderato e pensato da una madre scienziata, ma concepito e messo al mondo da un’intelligenza artificiale avanzatissima, tanto da aver sviluppato una coscienza. Non è una creatura uguale alle altre, non conosce quasi niente, tutto gli appare nuovo, bello; possiede il dono di trovare la magia nelle cose piú comuni e, quando non la trova, di crearla. Ettore e Numero sono costretti a fuggire e a nascondersi, perchè la particolarità del bambino fa gola a molti. Ad aiutarli, una folla di personaggi bizzarri: scienziati rasta in grado di salvare Venezia dall’acqua alta, parcheggiatori abusivi che gestiscono nuove forme di ospitalità diffusa, commercianti sardo-cinesi, giostrai con il cuore grande e una lunga storia di resistenza.

«La tecnologia è un campionario di magie quotidiane e noi siamo sempre più stupiti, come fossimo nel paese dei balocchi». Così Marco Paolini inizia la riflessione sul suo nuovo spettacolo «Le avventure di Numero Primo» scritto (così come il libro omonimo edito da Einaudi) dallo stesso Paolini insieme a Gianfranco Bettin.

Un romanzo distopico
Un romanzo saggio a tesi
Un romanzo on the road
Un romanzo su padre e figlio
Un romanzo di fantascienza
Un romanzo per ragazzi
Un romanzo per adulti.
Troppi generi? Forse.
Ma la storia di Nicola Numero primo prende, eccome. Il piccolo immenso campione di empatia, che sbuca da una grotta del Sorapiss per incantarci e farci riflettere ed emozionare, è un personaggio indimenticabile.
La voce ci porta per un Veneto dei nostri incubi, e ci fa vedere come potrebbe essere, come forse è già. E si sente l’angoscia di Paolini, uomo dei monti, che teme per la sua terra e per la Terra, e ci consegna materiale su cui pensare. Forse troppo. Forse l’ultima parte, con quel lungo flash back, è squilibrata rispetto alla suspense precedente.
Ma, in mezzo a tanti romanzetti ombelicali, questa storia vola alta, e ci fa respirare.

Non esiste un’ecologia del mondo artificiale che stiamo costruendo e che tanta parte occupa della nostra vita. Tutti, tranne Trump, abbiamo capito che dobbiamo darci dei limiti per la salute del pianeta, ma non ne poniamo agli orizzonti tecnologici: siamo troppo affascinati dalle grandi possibilità che essi ci prospettano. Non voglio sembrare apocalittico: solo vorrei dare un peso al presente nel decidere il futuro.

Lalab Bianchi

Pubblicità

Memorie di una geisha – Arthur Golden #arthur golden #geisha

*Un libro con un mestiere nel titolo

“Solo dopo aver indugiato a lungo in quello stato di euforia, riuscii finalmente a guardarmi indietro e a riconoscere quanto fosse stata desolata un tempo la mia esistenza. Non credo che nessuno di noi possa parlare del dolore finché non ne è fuori. Sono sicura che in caso contrario non avrei mai raccontato la mia storia.”

Sontuoso quadro d’epoca giapponese a cavallo della seconda guerra mondiale, Memorie di una geisha è un libro famosissimo che racconta piacevolmente e in modo armonico la storia e la vera natura delle geishe giapponesi, dipinte e narrate come “opere d’arte in movimento”.

La geisha è un’artista del mondo che fluttua: canta, danza, vi intrattiene; tutto quello che volete. Il resto è ombra. Il resto è silenzio.
So quanto sia stato contraddittorio e provocatorio questo romanzo e le storie che la stampa ha romanzato dietro gli alterchi legali dell’autore nei confronti della donna che ha ispirato le vicende qui narrate. Devo dire che in questo caso hanno poca importanza questi rumori di fondo, perché alla fine quello che conta è l’incantevole storia che viene narrata. La voce di Chiyo accompagna i miei pensieri lungo tutto il racconto, calma e paziente come l’acqua che scorre. L’intreccio è fluido e in parte è merito della maestria di Golden e in parte della strabiliante storia con cui Chiyo si presenta ed evolve nel corso della narrazione, che ha una
straordinaria forza espressiva. Golden ha la capacità incredibile di evocare un mondo che è per la maggioranza di noi occidentali sconosciuto, incredibilmente affascinante nel suo mistero, entro il quale figure leggendarie e fuori del tempo come le Geishe si muovono leggiadre, i volti pallidi e l’andatura sensuale, custodi di una civiltà millenaria.
È proprio un buon romanzo per la sua qualità principale: quando narra la sua storia, Chiyo viene a fare letteralmente compagnia al lettore, intrattiene e tiene sospesi pagina dopo pagina, come sempre svolgendo il suo compito di geisha, cantando, danzando e raccontando il mondo.

“Il rimpianto è un tipo di dolore molto particolare; di fronte a esso siamo impotenti. E’ come una finestra che si apra di sua iniziativa: la stanza diventa gelida e noi non possiamo fare altro che rabbrividire.
Ma ogni volta si apre sempre un po’ meno, finché non arriva il giorno in cui ci chiediamo che fine abbia fatto”.

Un romanzo che resta sotto la pelle.

Stefano Lilliu