Finali di stagione.

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Dopo una lunga latitanza ecco il mio finale di stagione.
Non ho letto 50 libri e questo è sintomatico di quello che per me è stato un anno strano. Mi sono trovata coinvolta in una serie di attività che mi hanno allontanata dai libri. Non fraintendetemi, il comodino è sempre sommerso di sogni e il kindle altrettanto, ma mi sono dovuta/potuta/voluta dedicare a sogni diversi che mi hanno allontanata dai libri. Non mi era quasi mai successo, almeno negli ultimi vent’anni di subire una simile battuta d’arresto nella lettura.
A dispetto di quanto sopra posso comunque trarre qualche conclusione: grazie a questo gruppo ho scoperto un’autrice italiana, Nadia Terranova, che non conoscevo e che ho apprezzato, ho riletto un paio di autori che altrimenti non avrei ripreso in mano e ho finalmente letto (e non amato) Andrea Vitali.
Per quanto riguarda le mie scoperte personali il libro che mi ha colpita di più è Stalin + Bianca, forse perchè l’autore è della mia città, ma il libro mi è piaciuto parecchio. Confermo Silvia Avallone e sono felice di aver letto gli harry potter e gli hunger games insieme a mio figlio!

Agata

Iacopo Barison, Stalin + Bianca

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A volte, nascosta nella banalità, c’è una verità talmente grande da suonare falsa, e scontata, mentre è l’unica cosa che vorremmo sentirci dire. Andrà tutto bene: è questo il lato nascosto degli eventi, la parte che noi confondiamo con un disperato ottimismo”

A questa recensione devo fare una premessa. Sono una lettrice seriale: incontro un autore, leggo tutto di quell’autore, incontro un luogo, fagocito qualunque cosa che ne parli. Alla ricerca di un libro che parlasse della mia città (ormai lasciato alle spalle da qualche settimana) ho riflettuto sul fatto che la mia città più che essere descritta da autori, ha dato i natali ad almeno tre giovani autori infinitamente diversi tra loro. Ho deciso di leggere quindi questo STALIN + BIANCA di tale Iacopo Barison, nato proprio nella mia città.
Romanzo d’esordio scritto intorno ai vent’anni il libro sta diventando film ed effettivamente le carte in regola le ha tutte.
Stalin è un ragazzo un po’ disadattato, border line diremmo, non tossico tra i tossici, non troppo delinquente tra i delinquenti, affetto da un disturbo aggressivo. Bianca è una bellissima ragazza cieca che scrive poesie e che “vede” solo ciò che di bello c’è in Stalin.
Il romanzo è ambientato in nessun luogo e in nessun tempo e a parte Bianca e Stalin nemmeno i personaggi hanno nomi. C’è una non meglio definita capitale, ci sono “città” e “paesi”, “chitarristi”, “ballerine”, ecc…
In mezzo a questa realtà indefinita Bianca e Stalin affrontano un viaggio, un po’ per fuga, un po’ per necessità. Per quanto non sia un viaggio per trovare se stessi (come afferma lo stesso Stalin), nel viaggio entrambi i protagonisti capiscono qualcosa di loro stessi e mettono in prospettiva i loro rapporti interpersonali, e allo stesso tempo rimangono esattamente gli stessi del giorno della partenza.
Il loro è un amore platonico e puro, Bianca è la colla di Stalin. Invertendo i luoghi comuni che vorrebbero la donna cieca come maggiormente bisognosa, è lei il carattere forte, il supporto, è essa stessa il viaggio.

BUONA LETTURA!

agata pagani