Insegnare alle ombre – Michele Di Mauro #MicheleDiMauro

“Mia madre diceva che gli alberi più invecchiano più diventano forti mentre gli esseri umani più invecchiano più si accorgono di essere soli. Nella solitudine forzata di questi mesi ho imparato a prendermi cura di me scoprendo un giorno alla volta che non ho più paura delle mie paure e che forse è arrivato il momento di ascoltarmi, invece di ascoltare gli altri”.

Il protagonista di Insegnare alle ombre è Mister D, un professore di Latino emigrato negli States dall’Italia, che ci racconta il suo punto di vista sull’America, attraverso le vicissitudini di una classe della Silvana High School, ai tempi del Corona Virus. Traendo ispirazione dai classici latini e dallo slang “hip-hop” dei suoi alunni, Mr. D analizza spaccati di vita americana: dall’abbandono delle periferie alla mancanza di politiche sociali, dalle storie di adolescenti che in tempo di pandemia si vedono annullare borse di studio, alle storie di discriminazione per un’identità sessuale “sbagliata” o per il colore “non-bianco” della pelle, fino alle ansie degli adulti (corpo docente e genitori) che non sembrano uscire illesi da una deriva storica inaspettata. Insegnare alle ombre ha il merito di raccontare tutto questo con uno stile frizzante e discorsivo che apre a continue digressioni sfumate di umorismo autentico e umorismo amaro.

Avevo letto dello stesso autore il primo racconto, autobiografico, ovviamente con nomi di fantasia, sul rapporto fra docenti e studenti in una high school a Baltimora.

Di Mauro torna, dopo pandemia e DAD (eh sì, c’è stata anche negli USA…), con questo Insegnare alle ombre. Anche meglio del primo racconto, questo è emozionante e intenso, denso di filosofia latina (Lucrezio, Seneca…) come nutrimento per fronteggiare una crisi che non ho paura a definire epocale. Ma è ricco di musica, di ritmo, di ironia e disincanto, senza essere retorico né cinico.

Mi ci sono ritrovata, e ne ho prese altre copie: una la regalerò al mio coraggioso e proattivo preside, altre ai colleghi che hanno condiviso con me questi anni.

Ma la consiglierò anche ai miei studenti, ai loro genitori.

Lalab Bianchi

Autore: Michele Di Mauro Editore: Battaglia

Collana: Cronache letterarie

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Portami il diario – Valentina Petri #ValentinaPetri #Rizzoli

La mia scuola e altri disastri.

“All’ultima ora hanno fatto cose che vanno dalla palestra all’officina, passando magari per un’ora di supplenza, oppure sono stati a pascolare nel laboratorio di informatica cercando di eludere i firewall della scuola. E poi arrivo io, apro la porta e mi chiedo se per caso nella borsa non abbia un calmante per sedarli, un anello per domarli, un anello per ghermirli e nel buio incatenarli. Altro che pistole, caro Trump, la vera arma in dotazione agli insegnanti dovrebbe essere quel fucile con cui si sparano i sonniferi agli elefanti. Invece sotto il braccio ho la mia unica arma di distrazione di massa: il libro di letteratura.”

Valentina Petri insegna Letteratura Italiana in un Istituto Professionale, dove si diplomano i futuri meccanici, idraulici, elettricisti, ottici e modiste. La sua è quindi una materia che i ragazzi considerano opzionale, con la quale avere un rapporto conflittuale: si frequentano, ma saltuariamente e mai in modo serio. Ogni ora di lezione è un lungo, estenuante braccio di ferro tra lei che prova a inculcare qualche concetto basilare e loro che svicolano destreggiandosi allegri o assonnati tra cuffiette, cellulari, panini a tutte le ore, cappuccini, patatine, chat e zaini che non contengono mai un quaderno dedicato alla sua materia, figuriamoci il libro di testo. Nei licei, sospirano gli altri insegnanti di letteratura e inglese, gli alunni hanno i quaderni E i libri di testo. E prendono appunti. E studiano! italiano, addirittura!!!

Ma qui, alla periferia dell’impero scolastico, no. I ragazzi studiano, in genere, le materie professionalizzanti che servono loro per l’esame di Stato, ma la letteratura no. Valentina Petri lo capisce, ma non si scompone, e cerca di non scoraggiarsi: comunque ci prova, si impegna, si sgola, fa schemini, riassunti, tenta via traverse. Al tempo stesso si affeziona a questi ragazzoni iper vitaminizzati, impara a conoscerli, a rispettarli, ad ascoltarli. Forse non usciranno dalle sue lezioni amando Pascoli o Manzoni (“tanto sono tutti morti”), ma sicuramente rispettando la passione che questa strana prof trasmette per la sua inutile e incomprensibile materia.

Molta umanità in questo libro, molta bontà d’animo e risate garantite: è composto da una serie di capitoli brevi che l’autrice ha traslato per molta parte da un suo blog, testi che descrivono diverse giornate che vanno a comporre un anno scolastico divertente e variegato, protagonisti assoluti gli alunni, perduti tutto l’anno tra le pieghe della loro felpa e lo scorrere incessante delle bacheche social.

Lorenza Inquisition