Buchi nel deserto – Louis Sachar #LouisSachar

Bel romanzo, pubblicato nel 1997, vincitore del National Book Award nella categoria “Letteratura per ragazzi” e della medaglia Newbery, premio piuttosto prestigioso per il settore Libri per giovani e giovanissimi. E’ uno di quei fortunati esempi di letteratura che esula dal proprio pubblico di destinazione, e infatti lo consiglio vivamente anche a chi giovane o giovanissimo non è. E’ una lettura certo leggera, ma intelligente e sorprendente.

Il protagonista è un ragazzino, Stanley Yelnats IV, che finisce nei guai perchè accusato di aver rubato un paio di scarpe di un famoso giocatore di pallacanestro. Per punizione viene mandato in un centro di rieducazione minorile: in teoria dovrebbe essere una di quelle esperienze in cui lavorando la terra e stando a contatto con la Natura si diventa più maturi. In realtà è un campo di lavoro al limite del legale, dove i ragazzini scavano per tutto il giorno buche nel deserto per motivi che non è dato loro conoscere.

E’ un libro per ragazzi, quindi non ci sono reali situazioni di abuso o crudeltà, e le vicende dei giovani scavatori di Campo Lago Verde si intrecciano piacevolmente e in modo curioso con una serie di avvenimenti del passato. L’oggettiva drammaticità del racconto, in cui sono comunque presenti privazioni e ingiustizie, non prevale mai sul piacere dell’avventura e sul percorso di trasformazione del protagonista. Lo stile dell’autore, che alterna comicità e momenti più seri, immerge i personaggi in un clima surreale e tuttavia realistico.

Non dico altro perchè è davvero un romanzo da gustare e dal quale farsi sorprendere. Se in estate vi va una lettura leggera ma brillante, ve lo consiglio davvero, vi piacerà. Staccatevi dal trito giallo sotto l’ombrellone e leggete le avventure di Stanley!

PS. Esiste anche un film Disney, abbastanza fedele al libro e divertente. Ma il romanzo è meglio!

Lorenza Inquisition

di Louis Sachar (Autore) Laura Cangemi (Traduttore) M. Di Domenico (Illustratore) Piemme, 2018

Mercoledì delle ceneri – Ethan Hawke #HottestState #EthanHawke #MinimumFax

(Ed. Minimum Fax, pp.268, trad. di M. Testa, 2003)

L’amore giovane, caciarone, complesso, intricato, chiassoso, sgangherato, strapieno di tormenti, di dubbi, di risate e di pianti e di urla, di anelli e di promesse che a volte si mantengono e altre, spesso, no.

L’amore di cui si ha bisogno ma dopo pochi giorni ci si ripensa e ci si va a sbronzare e si molla, e dopo qualche settimana ci si ripensa ancora, ho fatto una cazzata a lasciarla, l’amore che non mi serve e invece no, mi serve, ho bisogno di amare e di essere amato, non ne sono degno ma ci voglio provare lo stesso perché, in fondo, niente nella vita conta più di questo. L’amore di lui. E quello di lei, sei immaturo, sei un bambino, sei irrisolto, io lo vedo e te lo dico, ma comunque so che mi ami, a modo tuo, e quel modo mi basta. Oppure no, non lo so, lo vedremo domani, oggi è così.

“Probabilmente è l’unica cosa che valga la pena di fare nella vita, ma questo non vuol dire che sia una passeggiata”

Alla fine è una storia di due ragazzi che camminano, ed ogni passo che fanno non è mai certo, non sono mai sicuri che un solo passo sia giusto, sempre sul filo, sempre a chiedersi se ho fatto bene oppure no, in un eterno balletto tra delusione e speranza, tra pessimismo e gioia. La vita è questa qua, del resto. Come l’amore, procede a strappi, a volte uno procede spedito e l’altro arranca e poi ci si scambiano i ruoli, una rincorsa e una corsa eterna, tra banalità e grandi riflessioni, tra infantile e maturo, con un traguardo finale che non si conosce e probabilmente non si conoscerà mai. La vita, tutta una ricerca di se stessi e della persona in grado di arrivare al centro di noi, e invece, probabilmente, non ci arriverà mai nessuno.

“C’è un ponte in fondo al mio cuore dove mi sento in comunicazione con tutte le cose, non solo gli alberi, l’erba, i cani, ma anche i palazzi, i sassi e i marciapiedi. È un posto dove regna un silenzio mortale, e credo di non averci mai fatto entrare nessuno, anzi, probabilmente anche volendo non ne sarei capace; un posto che è sobrio quando il mio corpo barcolla, una coscienza alternativa che è immobile come un’antenna sintonizzata su qualche parte della galassia. Era questa parte di me che volevo portare al nostro matrimonio, un punto centrale di equilibrio da cui far partire i miei giuramenti. Immaginavo che quell’antenna segreta mi mettesse in contatto con l’eternità, qualunque cosa sia, e che fosse la parte di me che soltanto Christy percepiva e amava. Era la stessa parte senza tempo in lei che volevo sposare. Ma nell’oscurità di quella stanza di motel mi resi conto che, sposato o no, nessuno avrebbe mai potuto conoscermi del tutto: la parte più vera di me sarebbe rimasta isolata e sola.”

Un attore che scrive bene, bella cosa.

Carlo Mars