I tempi non sono mai così cattivi – Andre Dubus #AndreDubus @Mattioli1885

Ciao a tutti.

In questo Gruppo esiste il trofeo Maglia Nera per l’ultimo in classifica? Sento che quest’anno potrei riuscire a vincerlo, mi do per favorita. Siamo a metà febbraio e ho finito il primo libro dell’anno. Non un tomo, 230 pagine. Aiuto, che succede??

In ogni caso ho amato l’unico libro letto in ogni sua virgola. Magnifico Andre Dubus, magnifici i suoi racconti. Quanto sto amando questo autore!

Autore adorato da Stephen King, da Irving, da Vonnegut. Come scrive Paolo Cognetti “Dubus sembra scrivere per dare coraggio a chi ha paura. A tutti quelli terrorizzati dagli sbagli che devono ancora commettere. Ogni riga è piena d’affetto verso di loro.”

Mi è piaciuto tanto questo “I tempi non sono mai così cattivi” così come mi è piaciuta la raccolta “Ballando a notte fonda”.

Molti dei racconti di queste due raccolte raggiungono livelli altissimi: nella forma della scrittura, nell’intensita della storia e nel modo in cui riescono a dare vita, a rendere reale e quasi tangibile, ogni personaggio e il suo sentire. Soprattutto il suo sentire, toccando corde che vibrano esattamente come le tue , con il medesimo suono. Forse , dovendo consigliare un unico racconto a chi non conosce Dubus, sceglierei quello che dà il titolo alla raccolta Ballando a notte fonda. Qui si vola davvero molto in alto.

Il mistero si conclude, siamo due uomini che parlano, come due uomini qualsiasi una mattina in America, di baseball, incidenti aerei, presidenti, governatori , omicidi , del sole e delle nuvole. Poi raggiungo il cavallo e ritorno verso la vita che la gente vede, quella in cui mi muovo e parlo, e che per la maggior parte dei giorni amo.”

Anna Massimino

Una nuova grande raccolta di racconti, storie delicate e durissime che parlano di rapporti fra padri e figli, fra uomini e donne, individui fragili e vulnerabili, travolti dal dolore e dalla gioia della vita quotidiana.
Dubus ‘diventa’ i suoi personaggi, ci fa sentire la paura, il tormento, il sollievo di certe scelte e, alla fine, ci fa parlare con orgoglio, con la voce dei suoi personaggi, anche quando si rivolgono a Dio, perfino quando a Dio si ribellano. I tempi non sono mai così cattivi parla della ricerca di qualcosa di buono dentro se stessi e di come questa ricerca si faccia ancora più intensa quando a prevalere sono le tenebre. Il dolore è il prezzo del piacere e gli sbagli sono la scuola che bisogna affrontare per rendere le proprie vite migliori. “A volte,” scrive Dubus in una lettera a un aspirante scrittore, “le storie diventano come ombre e luci dello spirito. Ci saranno sempre ombre nella tua vita, ma spero che continuerai a muoverti verso la luce.”

TRADUZIONE: Nicola Manuppelli

PAGINE: 240

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Walden ovvero Vita nei boschi – Henry David Thoreau #Walden #Thoreau #AttimoFuggente

«Le cose non cambiano, siamo noi che cambiamo.»

Walden ovvero Vita nei boschi è il resoconto di un periodo di vita dell’autore, Henry David Thoreau, naturalista, filosofo e agrimensore, che nel 1845 decise di soggiornare per due anni in una capanna, costruita in gran parte da solo, sulle sponde del lago Walden (Massachusetts). Durante questo periodo egli visse di caccia, pesca, e del raccolto di poche colture cui si dedicava. Si scaldava con la legna tagliata nel bosco, e si faceva il bagno nel lago, leggeva qualche libro, meditava osservando il paesaggio, scriveva; il tutto per cercare un rapporto intimo con la natura e insieme ritrovare se stesso in una società che non rappresentava ai suoi occhi i veri valori da seguire, ma solo l’utile mercantile.

Ovviamente è un libro dal quale per tematiche e svolgimento mi son tenuta rigorosamente alla larga per trent’anni, più o meno, perchè sapevo che non poteva piacermi. Non me ne frega niente di andare pei boschi, sono pigra e voglio il bagno in camera, e il contatto con la natura per me finisce nel momento in cui echeggiano le note di una chitarra da qualche parte. Chitarra ELETTRICA, ovviamente. Ero più che sicura di non volerlo leggere, insomma; tuttavia è anche un caposaldo della letteratura americana, che ha influenzato grandemente, e continua a farlo, tutta la controcultura del Paese.

Col suo libro Thoreau afferma definitivamente il mito democratico dell’intellettuale dissenziente, che dà forma di scrittura artistica a ciò che un discorso sociale filisteo ha emarginato: lo scrittore che dice “no con voce di tuono” al mondo, salvando e perpetuando nell’arte l’ideale nazionale che la società sta tradendo.

Walden fu molto apprezzato dagli autori della Beat Generation, che vedevano nella sua forte volontà di un ritorno alla natura il contrasto con la crescente modernizzazione delle metropoli americane, e il consumismo che permeava tutta la loro società, ma anche da autori più moderni, per certe riflessioni vegetariane e naturaliste che non possono non prendere piede in questo nostro mondo così inquinato e rovinato. Col passare del tempo è diventato un classico, l’archetipo di un sogno che, periodicamente, si insinua nei sonni di tanta “gioventù ribelle” e rinasce in una miriade di nuove forme.

Così, pur sapendo che per molti versi non poteva piacermi, mi sono decisa a leggerlo, ed è stato tutto sommato un bel viaggio. Continuo a volere il bagno in camera e direi anche il room service, ma è un libro da leggere innanzitutto perchè è davvero ben scritto, a tratti poetico, chiaro nell’enunciazione e interessante nelle citazioni: testi fondamentali delle culture mondiali, la Bibbia, i Veda, i filosofi dell’antichità. Moltissimi sono i riferimenti agli autori greci e latini e diverse le riflessioni sui grandi classici della letteratura europea e americana (specialmente nel capitolo dedicato alla lettura), che Thoreau ritiene indispensabili per chiunque voglia davvero apprendere: «Coloro che parlano di dimenticarli sono quelli che non li hanno mai conosciuti».

Poi, è sorprendentemente attuale nel parlare di problemi che dobbiamo affrontare oggi come 180 anni fa: le falsità e ipocrisia delle convenzioni sociali, l’inutile affanno della vita moderna, la schiavitù del consumismo e delle comodità eccessive, la bellezza infinita della Natura che pochi uomini ormai riescono ad ammirare, il desiderio di una vita semplice; e poi argomentazioni sul consumo critico, sull’economia alternativa e sulla spiritualità moderna.

Thoreau amava la natura, era fortemente ostile nei confronti del mercantilismo e dell’utilitarismo dei suoi connazionali e sosteneva che l’uomo per migliorare se stesso doveva abbandonare le proprie preoccupazioni, sia economiche che sociali. Pensava alla vita come un lungo cammino spirituale di elevazione morale che non si basava tanto sull’aspetto religioso quanto a una ricerca della propria più profonda identità e comunione con il mondo che ci circonda.

Sono pronto a scommettere che tutti i commenti su Walden, anche i tanti che non ho letto, contengono prima o poi l’aggettivo attuale, quasi si trattasse di un appellativo omerico, appiccicato alla copertina come un secondo sottotitolo. In effetti, molti temi affrontati qui per la prima volta sono più urgenti oggi di centocinquant’anni fa. La ricerca di uno stile di vita sostenibile, il dialogo con le filosofie orientali, il rapporto paritario con la Natura, la critica al lavoro e alla società dell’abbondanza. Paolo Cognetti

I capitoli iniziali sono un resoconto dettagliato di come l’autore, ponendosi come cavia, porta avanti per due anni l’esperimento di vivere nei boschi, nell’intento di dimostrare prima di tutto a se stesso e poi agli altri quanto semplice potesse essere vivere in armonia con sè stessi e la natura, rinunciando alle agiatezze della vita di città. Quindi questa prima parte contiene molte critiche alla società umana, troppo concentrata sul lavoro e sul profitto per riuscire a vivere in modo autentico.

Proseguendo con la stesura le riflessioni lasciano ampio spazio a descrizioni, a volte davvero liriche, a volte francamente troppo didascaliche, della natura, e ovviamente del lago, dei pesci, della fauna boschiva nelle diverse stagioni dell’anno. Sono affreschi dettagliatissimi e, se proprio devo dirlo, e lo dico, per me un poco pedanti. E’ evidente che ognuno può ritrovarsi a piacimento nell’esplorazione della natura con tanto di erbario in mano fra cince, cinciarelle e altri animalucci del bosco. Ma per me il vero lascito sono le riflessioni sui massimi sistemi nel momento in cui Thoreau va alla ricerca del senso de “la vita, l’universo e tutto quanto”.

Quindi, un libro che sono contenta di aver letto, nonostante le premesse, che non rileggerò, che contiene concetti ormai diffusi e sviscerati in infinite opere più moderne; ma poichè è partito tutto da qui, è interessante vedere da quale purezza di pensiero siano scaturiti.

Lo consiglio a chi ha un vero interesse per la natura e nelle tematiche ambientaliste e di critica del moderno pensiero di consumo di massa; a chi è realmente dedicato nei suoi studi alla letteratura nordamericana; e a chi ha tanta pazienza, perchè è oggettivamente un mattoncello.

Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto. Non volevo vivere quella che non era una vita, a meno che non fosse assolutamente necessario. Volevo vivere profondamente, e succhiare tutto il midollo di essa, vivere da gagliardo spartano, tanto da distruggere tutto ciò che non fosse vita, falciare ampio e raso terra e mettere poi la vita in un angolo, ridotta ai suoi termini più semplici.

Lorenza Inquisition

 Un uomo è ricco in proporzione al numero di cose delle quali può fare a meno.