Questo è un noir coi controcazzi, mi è veramente piaciuto uno sbrego, è bastardo e pure pulp il giusto, anche se non è di quelli in cui tutti i protagonisti, investigatori compresi, vivono nell’abisso insieme ai carnefici. C’è un po’ di pietà in questo autore, non solo rabbia, odio, e vendetta.
La caratteristica per cui lo suggerisco agli amanti dei gialli un po’ violenti (alla Grangè come collegamento ideale) è l’imprevedibilità della trama, che ricorda il miglior Deaver dei tempi andati quando non aveva paura degli ammazzamenti e comunque ogni quattro capitoli ti rendevi conto di non aver capito veramente gnente ma gnente. E’ un po’ bastardo come dicevo perchè ci sono giri molto tristi di immedesimazione con le vittime ma anche col carnefice, e l’investigatore è un piccolo capolavoro miniato, i personaggi escono tutti perfettamente vivi e pulsanti. Non posso dire niente perchè farei danni svelando cose della trama che è bello scopriate voi. Posso dire che è il secondo di una trilogia, si può leggere benissimo anche senza aver letto il primo perchè la vicenda là si è conclusa, il pobblema è che spoilera il finale del primo libro, avvisati siete.
A me questo è piaciuto così tanto che mi sono presa la scimmia e leggerò tutto il papabile del Lemaitre. Sìsssìssì.
Inquisition
