“Nemico, amico, amante…” – Alice Munro
Interessante. Forse ancor di più di quanto io abbia potuto percepire, questo “Nemico, amico, amante..”. A volte mi è capitato, di rimanere a mezza strada, come con “Follia”, di McGrath. Autori che sanno scrivere, bene, molto bene, uno stile impeccabile, ma che a volte peccano nelle trame. Le storie raccontate dalla Munro sono con tutta evidenza banali, all’apparenza, e sono volutamente svolte in questo modo. Anche noiosi, per me. E’ un…a sua scelta. Perchè spesso tutti abbiam vite così, dove, all’apparenza, tutto si svolge in modo quasi preordinato, piatto, regolare, senza sobbalzi. Eppure tutti, prima o poi, troviamo il nostro tratto di strada ripido, o di discesa veloce, oppure il bivio, il punto in cui la nostra vita poteva andare in un verso, quello che abbiamo poi scelto, oppure in un altro, molto diverso o che poteva essere molto diverso, senza per questo essere migliore…non lo sapremo mai, e questo mi pare il senso dei racconti, lasciano tutti col dubbio, con domande senza risposta precisa. La Munro non si mette sul piedistallo, non ci lascia morali, ci descrive microcosmi di vita e basta.E sono tutte storie di donne. Donne alle prese con i gli uomini, amanti, mariti o figli, non importa. Ogni storia racconta, o vuole raccontare, un’emozione, vissuta nel quotidiano, figli, matrimoni, case, divorzi, malattie, morte, tutto sullo sfondo di un Canada molto più provinciale di quanto spesso noi immaginiamo e idealizziamo, anche.I personaggi sono semplici, anche troppo, per me…mi è mancato un po’ il cuore, in queste storie, anche se credo che molti l’abbiano vista diversamente da me..ma è tutto triste, malinconico e, soprattutto, pregno di fatale rassegnazione al fallimento, e forse è questo che mi ha tenuto incollato alla lettura fino alla fine….i personaggi sono tutti “beccati” in momenti precisi della loro vita, non da giovani, ma a metà strada o a fine cammino, e anche questa non è scelta casuale..beccati a dover sempre sopportare qualcosa, qualche evento drammatico, come la morte del coniuge o la malattia mentale in progresso della moglie, oppure dopo una separazione, o una visita dall’oncologo..e molti si rifugiano in una breve fuga o in un abbozzato tentativo di fuga, per poi, appunto, rassegnarsi ad un destino già segnato e ineluttabile. L’ultimo racconto, comunque, è il migliore. Non a caso ne è sortito un film. Ripeto, scrittura impeccabile, pulita, mai volgare, profonda, ma che rischia di essere percepita come poco partecipata, troppo distaccata, fredda come il Canada stesso. E’ comunque bravissima a descrivere una vita umana, fatta di complesse emozioni, in poche pagine, ecco perchè scrivere racconti è così difficile. Anche se di sicuro non è la mia scrittrice preferita. Mi piacerebbe capire cosa hanno percepito coloro che mi hanno preceduto in questa lettura.
Carlo Mars

