Giorgio Vasta – Il tempo materiale @nellogiovane69 #GiorgioVasta

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Chiusura di 2016 alla grande: un esordio – pubblicato nel 2008 – questo di Giorgio Vasta che scava nel materiale mnemonico collettivo, impasta tutto ciò che degli “anni di piombo” non abbiamo mai risolto in termini di elaborazione del conflitto e se ne serve per allestire un romanzo di formazione nero, ponderoso, doloroso. La Palermo del 1978 è il teatro in cui si muove l’inquietudine straordinariamente analitica (un artificio narrativo che mina alla base il realismo della vicenda ma non la sua credibilità) di tre ragazzini undicenni impegnati a mettere in discussione le basi dello stolido vivere civile italiano, fino a mettere in piedi una vera e propria cellula pseudo-brigatista. Tutto ovviamente sconfina nel simbolico, ma non per questo è meno bruciante, meno vivo.
Se avessi tempo di mettere in fila una classifica delle migliori letture dell’anno, saremmo sicuramente sul podio.

Stefano Solventi

Selezione Premio Strega 2009
Nel 1978, in una Palermo preistorica e selvaggia, tre ragazzini pieni di passione e ideologia si affacciano al mondo per la prima volta. Tra loro c’è Nimbo – precoce, impaziente, ferino – che attraversa il geroglifico della città convinto di essere un eletto.
Da Palermo, Nimbo e i suoi amici sentono il vento di Roma nell’annus horribilis della storia repubblicana – le Brigate Rosse e il sequestro Moro – e, disgustati dal provincialismo senza scampo dell’Italia, si scollano lentamente dalla realtà fondando una loro cellula terrorista.
Per Nimbo è l’inizio di una discesa notturna che porterà lui e il suo gruppo a progettare attentati con una disperante lucidità, riproducendo in scala tutto il peso tragico di quegli anni.

Il tempo materiale è un romanzo crudele e commovente, che fotografa il nostro paese nell’attimo in cui perse definitivamente l’innocenza; il racconto di una generazione che, nell’incessante rielaborare la propria esperienza, ha sempre rinviato il momento del dolore. Perché il tempo materiale è anche il tempo mancante, quello in cui si sarebbe dovuto amare, e non lo si è fatto.

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tempo%20libero%20e%20Cultura/2008/11/tempo-materiale-vasta.shtml?uuid=083ffd58-aaa6-11dd-9c6a-39fa5cb05797&DocRulesView=Libero

Il Tempo è un bastardo – Jennifer Egan #JenniferEgan

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Ero partita così bene… Invece fino a ora ho fatto schifo, un po’ perché sto passando un anno difficile, un po’ per i molti libri iniziati e abbandonati. Ehi. Perché non facciamo una sezione apposta?!

Questo mi è piaciuto moltissimo. Certo, il Pulitzer 2011 non può competere con il Calvino 2012, ma nella vita ogni tanto bisogna accontentarsi. Scherzo, scherzo!

Si tratta di un romanzo destrutturato, come la cucina moderna, cioè composto di capitoli-racconti apparentemente indipendenti, e invece tutti collegati tra loro. I personaggi di contorno di uno sono i protagonisti del successivo, spesso in un’epoca storica diversa. All’inizio sembra difficile, ma poi si capisce il gioco e si cerca di ricostruire il puzzle, in un continuo scorrere avanti e indietro che ti fa dire “Ahhh, allora era così”.
All’improvviso mi è tornato alla memoria Memento. Ve lo ricordate? Un film-incubo in cui non si capiva mai in quale punto del tempo ci trovassimo. Adoravo quel film! Ho controllato, era il 2000, dunque io ero all’università e potete capire come mi sentissi fantastica ad apprezzarlo.
Se l’avessi letto allora, immagino che sarebbe stato il mio libro preferito (del mese). Oggi sono vecchia e stanca, e magari quando sarò in pensione e lo rileggerò, potrò apprezzare adeguatamente lo sforzo stilistico di raccontare una bellissima storia in maniera complicata.

Fermi tutti un momento! Io in pensione non ci andrò mai. Ciao!

Daniela Q.