Una questione privata – Beppe Fenoglio #recensione #beppefenoglio

fenoglio

La villa.
La vedo.
Il cuore mi esplode in petto.
Anzi no, il cuore non batte, sembra latitante in petto.
Fulvia, stesa a terra, le sue trecce, le ciliegie appena colte.
Scrivimi una lettera, ti ha detto, Milton, devi scrivermi, voglio una tua lettera, un’altra.
La voglio sempre.
Perchè tu forse sei brutto, Milton.
Sei secco, allampanato, sei curvo di spalle, pallidissimo come una luna pallida e offuscata.
Ma no, chi dice che sei brutto lo dice perchè non ci riflette.
E comunque nessuno ha i tuoi occhi, e nessuno sa scrivere come te.
Sei Cyrano e Don Chisciotte.
Avanzi nel fango.
Fino alle ginocchia.
Blocchi di fango alle caviglie.
La nebbia negli occhi e nel cuore.
Lei ti amerà o avrà virato l’anima verso il tuo amico?
Ricchezza e povertà, nobiltà d’animo e aridità di cuore, rossi e azzurri, tutti insieme.
Mischiati in questa guerra maledetta.
In cui nemmeno si distinguono amici e nemici.
Ci vuole la parola d’ordine sempre.
E per farti dare un tozzo di pane devi dimostrare chi sei e chi sei stato.
C’è una gerarchia sempre e comunque.
Mille bandiere diverse.
Invidie, gelosie, rancori.
Ho fatto più di te, no non è vero.
Non me ne frega niente, io voglio la verità e basta.
Non mi importa della guerra, di Mussolini, quel bastardo.
Niente conta se non c’è Fulvia.
O meglio, se Fulvia mi ama, allora sì, che tutto ha un senso.
Anche questa guerra, questo fango e questo sangue mischiati, hanno senso.
Questi uomini da guerra che hanno 14 anni.
E chi ne ha 25 è un vecchio, senza speranze, e il valore è deprezzato, merce in scadenza.
Anche prendere alle spalle un poveraccio di un nemico, ha un senso.
Fulvia conta più di Giorgio.
Ti serve un corpo da scambiare per un altro.
Non importa chi. Non importa nemmeno che faccia abbia, e non importa che vita abbia passato, il perchè si trovi davanti alla tua strada.
Non ce la fai. E’ troppo difficile.
La pioggia ti martella le tempie.
Ti entra nelle ossa.
Vuoi maledire il mondo, vuoi urlare al cielo.
E non lo puoi fare, il nemico è vicino.
Non ce la faccio. No, devo farcela.
Dio mio, la testa tra le mani mille volte.
Chiudi gli occhi e te la premi, per farne uscire il ricordo dei suoi occhi.
Non puoi dimenticare, Milton, non li devi dimenticare.
Se dimentichi i suoi occhi, sei morto.
E continui a cantare Over the rainbow.

“Ho camminato tanto, ma sono sempre lo stesso, Fulvia.
Sono scappato e ho inseguito.
Mi sono sentito vivo come mai e mi son visto morto.
Ho ucciso, e ne ho visti uccidere.
Ma io sono sempre lo stesso.”

Musica: Over the rainbow, Judy Garland

https://youtu.be/MXJ2Q0F8H80

Carlo Mars

John Steinbeck – La luna è tramontata #JohnSteinbeck

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“Alle dieci e 45 tutto era finito. La città era occupata, i difensori abbattuti e la guerra finita. L’invasore s’era preparato per questa campagna con la stessa cura che per altre di maggior ampiezza”.
Dall’incipit si percepisce subito che “La luna è tramontata” è una storia di guerra: l’invasione lampo di una città militarmente poco difesa sulla costa norvegese da parte delle truppe tedesche, durante la seconda guerra mondiale.
In poche ore una cittadina viene conquistata e i suoi abitanti rassegnati si assoggettano al volere nazista, cominciano a lavorare per loro. Lo scopo di questa conquista, strategica per i tedeschi, è il carbone.
Può capitare però, che anche se un popolo si dimostra passivo ed è militarmente inferiore agli invasori, abbia un moto di orgoglio e facendo leva sulla propria dignità, può capitare che si ribelli.
Un episodio solo, di un uomo che non vuole padroni può bastare a scuotere le coscienze, l’anima degli oppressi e fomentare la rivolta.
La luna è tramontata è un storia di libertà e ribellione, ma anche se nel suo complesso la storia ha coraggio e fierezza per me resta un occasione mancata per l’autore di Uomini e topi di farne l’ennesimo capolavoro. Avrebbe potuto caratterizzare meglio i personaggi e rendere più strutturata la storia, 150 pagine sono davvero poche per raccontare le vicende contenute.
” Gli uomini liberi non possono scatenare una guerra, ma una volta che questa sia cominciata possono continuare a combattere nella sconfitta.
Gli uomini-gregge, seguaci di un capo, non possono farlo, ed ecco perché sono sempre gli uomini-gregge che vincono le battaglie e gli uomini liberi che vincono le guerre”.

Daniele Bartolucci