Massimo Carlotto, Il ritorno dell’alligatore: la banda degli amanti

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Carlotto mi mette l’assist per tornare tra voi dopo qualche mese di silenzio e io, opportunista come il miglior Inzaghi, sfrutto l’occasione e metto la palla in gol…

Il miglior Inzaghi non è certo l’attuale, ma neanche l’ultimo Carlotto è certo ai livelli del primo, oramai da un po’. Se non altro peró Pippone è all’inizio e forse puó migliorare, mentre Carlotto dà l’idea di avere irrimediabilmente esaurito la vena creativa o di avere trasmesso due tre punti base a qualche ghost writer che svolge il compitino con diligenza non dimenticandosi le solite pippe sul calvados, sui dettagli gastronomici almeno cinque o sei volte a romanzo, sull’imbarbarimento della società civile e criminale in contrapposizione al rigido codice di comportamento dell’alligatore e dei suoi compari. Questi ingredienti magici in questo caso sono affogati in una trama che si tira continuamente per i capelli con episodi che sarebbero al limite dell’inverosimile anche nella versione italiana di CSI (ris) per poi arrivare ad una fine che ti fa dire: “ah minchia finisce così?”, lasciando peró i giusti ganci per un seguito che ruoterà intorno agli stessi protagonisti. Insomma altra prova sottotono, pare l’inter di Thoir.

Fabio Sari

Piergiorgio Pulixi, L’appuntamento

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Ho finito ieri notte questo libro, oserei dire un racconto lungo, non un vero e proprio romanzo. Non conoscevo l’autore ma ho letto in rete qualche recensione positiva, egli è stato nel vivaio di Carlotto e quindi sticazzi, ho deciso di che valeva la pena provare. Come genere è un thriller psicologico, noir ma anche pulp, e anche se in alcune recensioni si sono scomodati nomi come Ellroy e Wambaugh (ESTICAZZI DUE), magari io mi fermerei un momento, con l’encomio selvaggio. E’ un buon libro, mi piace come scrive e sa farti vedere i personaggi, sa tirarti dentro nella storia. Ci sono solo due cose che mi hanno ogni tanto ributtato fuori: uno, è che personalmente non sono tanto amante dell’UberCattivo, il personaggio genio del male fine psicologo ricchissimo e putentissimo che sta sempre due passi avanti a te e all’investigatore, il serial killer dentro che si sfoga con piani diabbolici à la Dr. No. Non mi piacciono tanto perchè o sei un quasi genio tu a scriverli e descriverli (i personaggi di Kevin Spacey in Seven ma anche ne I soliti sospetti) (sono film lo so, ma la sceneggiatura è perfetta e senza sbavature), o anche se sei bravo rischi di scadere nella macchietta, o in un qualche momento di ridicolo, e ci sono un paio di situazioni in cui Cattivissimo Lui è troppo cattivo, così troppo che dici abbasta. L’altro aspetto è che come sempre accade al genere del Malvagio Spectre, Cattissimo Lui non resiste al pippone finale in cui la vittima (o Bond) è lì legata e indifesa e lui però deve esplicarti per filo e per segno come ha fatto ad attivare sto suo piano genialoide. Una spiegazione ci sta anche ma se mi vai avanti col pippone per 10 pagine io mi addormento, o skippo. Sì lo so, son cattiva pure io. Ah no, non è vero, è un diritto imprescindibbile mio, in quanto Lettrice. Comunque al di là del pippone non skippate proprio tutto il finale perchè merita.

Detto ciò, bello l’inizio col botto, bello il finale come dicevo, bello quasi tutto. Tre su cinque, gambe lunghe e pedalare, me ne compro un altro sicuramente, del Pulixi.

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